Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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              sentato in un fantoccio, con due contrappesi in una mano e nell'altra, che
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              posato sulla punta di un piè, su qualunque sostegno, va balenando qua e là
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              nè casca mai. </s>
              <s>Di contro all'abbozzato disegno scriveva il Viviani stesso di
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              sua propria mano in un foglio: “ Tutto il segreto dentro la figuretta ondeg­
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              giante sul bilico senza mai cadere, bench'ella non sia collegata col soste­
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              gno, ma solamente vi posi colla punta, sta che il centro di gravità del compo­
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              sto si trova sempre sotto il punto del sostegno ” (MSS. Gal. </s>
              <s>Disc., T. CXLIII,
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              fol. </s>
              <s>64). Era il segreto stesso tanto tempo prima scoperto da Leonardo da
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              Vinci:
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              il centro di ciascuno peso sospeso ci stabilisce sotto il suo sosten­
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              tacolo,
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              eppure Giuseppe Ferroni, valoroso fisico e matematico, discepolo del
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              Viviani, veduta con sua gran maraviglia in Bologna, dov'era allora profes­
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              sore nel collegio dei gesuiti, una di quelle figurine ondeggianti in casa Co­
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              spi, non seppe, con tutta la sua scienza nè con quella de'suoi colleghi, ren­
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              dersi la ragione di quel fatto spettacoloso. </s>
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              <s>“ Ho visto in casa del marchese Cospi, perciò scriveva al Viviani, una
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              statuetta di legno di un Maestro, la quale, tenendo in mano un'asta rigida
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              con due contrappesi, ed avendo nel piede una punta ferrata di trottola, posta
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              su un candeliere di legno, su quello si gira, facendo molti ondeggiamenti,
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              come se volesse cadere, ma però sempre si mantiene in piedi. </s>
              <s>Io pensai
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              che questo equilibrio nascesse dal centro della gravità, qual fosse nella punta
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              di ferro, che le serve dì polo per raggirarsi, ma conobbi di aver fallito, per­
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              chè, avendo provato a sospendere la statuetta da detta punta di ferro, non
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              stava equilibrata, ma prevalevano i contrappesi. </s>
              <s>Onde mi sono immaginato
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              vi sia dentro qualche artifizio di argento vivo, quale scorra in que'tanti on­
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              deggiamenti per l'asta de'contrappesi. </s>
              <s>So questa invenzione esser venuta
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              di Firenza, onde la stimo parto dell'ingegno di V. S. illustrissima. </s>
              <s>Sono som­
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              mamente bramoso di saperne l'arcano, onde fo ricorso alla sua gentilezza,
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              pregandola si compiaccia di spiegarmelo. </s>
              <s>” (MSS. Gal. </s>
              <s>Disc., T. CXLVI,
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              <s>281). </s>
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              <s>Il Viviani compiacque al discepolo e all'amico, ma è notabile che si
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              servisse per la spiegazione di un esempio men naturale di quello delle Bi­
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              lance, e che volesse sostituire alla dottrina de'centri di gravità, di così fa­
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              cile applicazione ne'comuni strumenti da pesare, le più complicate teorie
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              de'centri di oscillazione dei pendoli. </s>
              <s>Il Ferroni in ogni modo vedeva come
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              si potesse far dipendere il segreto da più alti principii de'vulgari, e così
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              rispondeva, per significare la sua gratitudine alla liberalità del Maestro: </s>
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              <s>“ Mi è stata graditissima la sua spiegazione, la quale ho notificata ad
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              alcuni di questi lettori di Filosofia, e perchè mi domandano la sua lettera,
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              io per sodisfare a tutti in un colpo ho risoluto di far venire in collegio, di
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              casa del bali Cospi, il fantoccio barcollante, e farlo vedere a tutta questa
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              nostra numerosa scolaresca, che pochissimi di loro l'hanno veduto, e con
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              quella occasione farvi sopra l'eruditissima spiegazione della sua lettera. </s>
              <s>Ser­
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              virommi della sua similitudine molto calzante del vaso cupo dondolante sulla
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              punta di un coltello, sulla schiena superiore del qual vaso s'inchiodasse un </s>
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