Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1che ha 2B sopra uno, è uno, il quale uno, non avendo chi il sostenga in A,
discende libero.
Adunque non ha sostantacolo, e non avendo sostentacolo,
non li è proibito il moto.
Adunque M stremo della Bilancia non sente tale
eccesso, perchè chi cade non è sostenuto ” (ivi, fol.
13 a t.).
Confermavano sempre più questi fatti sperimentali Leonardo nell'opi­
nione che pigliassero le Taglie virtù di movere dalle funi, e che non si ri­
ducessero perciò se non che dalla lontana alla natura del Vette, della quale
cosi strettamente partecipa l'Asse nella rota.
Appartengono, comunque sia,
ambedue i detti strumenti all'ordine di quelle macchine, che sostengono per
sospensione dentro un'area assai circoscritta del piano, a cui si riducono
insomma esse Macchine tutte, come a elemento primario, e le varie accli­
vità del quale son che danno ora maggiore, ora minore virtù di movere al
Cuneo e alla Vite.
Le leggi statiche di questi principali organi motori fu­
rono, com'apparisce dall'ottavo libro di Pappo, dagli antichi poco ben co­
nosciute, e dovendosi ora narrar da noi come e quando venissero i moderni
ad averne la desiderata notizia, si dovrebbe incominciare dal Piano inclinato.

Da lui anzi, come da principal fondamento meccanico, avrebbe dovuto mo­
vere il nostro discorso, ma le ragioni che ce ne sviarono allora ci consi­
gliano a non ridurci in via, se non che dopo aver detto di quel poco, che
dallo stesso piano inclinato distingue nell'operare il Cuneo e la Vite.
Aristotile, nella sua XVII Questione
meccanica ridusse le virtù del Cuneo a
quelle del Vette, così dicendo: “ Sit
Cuneus ubi ABC (fig.
103), quod vero
cuneo scinditur DEFG: Vectis igitur fit
ipsa AB, pondus vero ipsius B inferior
pars, hypomochlion autem DG, huic au­
tem contrarius vectis BC.
Percussa igi­
tur AC, utroque illorum utitur vecte:
scindit enim ipsum B ” (Operum, T. XI
cit., fol.
33 a tergo). Nè altro par che
s'aggiungesse dagli Antichi a dichiarar
294[Figure 294]
Figura 103.
meglio la natura, e a spiegar gli effetti dello strumento, giacchè Pappo, li­
mitandosi a darne al solito una brevissima descrizione, fa notar solamente
così in generale che “ quanto Cunei angulus minor est, tanto facilius agit ”
(Collectiones mathem.
cit., pag. 486).
Guidubaldo fra'moderni è de'primi, che siasi studiato di cogliere da
varii aspetti la versatile natura del Cuneo, e dop'avere accennato all'opi­
nion di Aristotile soggiunge sembrargli assai più conveniente il ridurre il
modo dell'operare dello strumento a quello di una Leva di secondo genere,
cosicchè, se sia ABC il Cuneo, come nella precedente figura, e GDEF il
corpo da scindersi verso le duo opposte parti IG, RD. “ IG movebitur a
puncto I vecte AB, cuius fulcimentum B.
Punctum enim I tangit pondus,
et instrumenta movent per contactum.
Similiter RD movebitur ab R vecte

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