Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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              <s>
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              braccio FR, e al grave T il pendere dal funicolo DT o dal braccio FT, le
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              richieste condizioni dell'equilibrio saranno, nell'uno e nell'altro caso, le
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              stesse. </s>
              <s>Ma per le note leggi della Leva, abbassata la perpendicolare RH, si
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              ha che R sta a T come TF, ossia FR, sta ad FH. “ Et quia, per conclu­
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              der con le parole medesime del Borelli, similia sunt duo triangula FRH et
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              DTE, latera sunt proportionalia, nempe FR ad FH erit ut ED ad DT, et
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              proinde pondus R ad T erit ut ED ad DT ” (De motu anim., P. I, Ro­
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              mae 1688, pag. </s>
              <s>121). </s>
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              <s>Anche il Viviani, in uno de'suoi primi esercizii, aguzzò l'ingegno per
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              concluder dalla statica della Leva, in qualche altro modo, la proposizione da
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              lui stesso così formulata: “ Il momento totale del grave al momento ch'egli
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              ha, essendo posato sopra un piano obliquo, ha quella proporzione che la
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              lunghezza del detto piano inclinato al suo perpendicolo. </s>
              <s>” </s>
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              <s>“ Sia la lunghezza CI (fig. </s>
              <s>113) parallela al piano dell'orizzonte, dal
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              cui estremo C penda obliquamente, se­
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              <s>Figura 113.
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              condo qualunque inclinazione, il piano
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              CB, il cui perpendicolo BL, e sopra qual­
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              sivoglia parte D del detto piano CB si
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              posi il grave A, ritenuto dal piano DM
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              attaccato al piano CB: dico il momento
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              totale del grave A, al momento ch'egli ha
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              posato sopra il piano inclinato CB, avere
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              quella proporzione che ha la lunghezza
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              del piano CB al suo perpendicolo BL. ” </s>
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              <s>“ Cada dall'estremo C la perpendicolare CE, uguale a CD, e giungasi
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              ED, e si prolunghi. </s>
              <s>E perchè l'angolo CED è uguale all'angolo CDE, sarà
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              CED minore d'un retto, e perciò la ED prodotta concorrerà con CI. </s>
              <s>Con­
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              corra per esempio in H, e sia H centro della Libbra, il cui braccio HC. È
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              manifesto che il grave A, posato sopra MD, farà forza per scendere obli­
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              quamente verso DM, e però farà forza allo ingiù contro il braccio della Lib­
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              bra CH. </s>
              <s>Tanto dunque sarà il momento, con che il grave A spinge l'osta­
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              colo CD, quanto è il momento, con cui sforza ad abbassarsi il braccio della
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              Libbra CH. </s>
              <s>Ma rispetto alla Libbra il momento del grave A posato in C al
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              momento del medesimo posato in D ha quella proporzione che la distanza
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              CH alla distanza FH, dunque il momento del grave A, posato in C, cioè il
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              momento totale, a quello ch'egli ha pesato in D verso DM, è come la CH
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              alla FH, e perciò come la CE alla DF, cioè come la CD alla DF, e perciò
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              come la CB alla BL, il che dovevasi dimostrare ” (MSS. Cim., T. XXXIV,
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              fol. </s>
              <s>207, 8). </s>
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              <s>Dicemmo che questo trapassar dalle leggi dell'equilibrio nella leva alle
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              proporzioni del moto sui piani inclinati, di che dette forse Galileo i primi
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              esempii, benchè seducente era lubrico, com'ebbe il Viviani stesso a sperimen­
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              tar nell'eleggere a questa sua dimostrazione i mezzi termini, i quali manife­
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              stamente contengono una fallacia. </s>
              <s>Perchè se il grave A fa forza di abbassare </s>
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