Mellini, Domenico, Discorso, 1583

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1ferro, ò di acciaio, ò di vetro, ò dilegno, ò
di altra Materia; perche di gia mi ſono dichia
rato, con dire di hauere hauuto ſolamente ri­
ſpetto alla lunghezza di tal coſa.
Et sò mol­
to bene qual ſia propriamente la linea, & che
differenza ſia tra quella, & il corpo.
Ilſomi­
migliante dico dell' eſtremità dell'Aſſe di gia
detto, da me chiamate col nome di Poli, per
la ſimilitudine & conuenienza, che le hanno in
buona parte cò Poli del Mondo: i quali ſi ima­
ginono, & ſono ſiſsi in Cielo ſenza hauere di
biſogno di eſſere ſoſtentati da altra coſa fuori
del Cielo, &|di loro ſteſsi.
il che non accade di
queſti: à quali è di neceſsità di altro ſoſtentaco
lo oltra al loro Aſſe, come noi veggiamo eſſe
re nella Ruota degli Arrotatori, & nello ſtor
mento chiamato Burbera, con che i Muratori
tirano sù à braccia picciola quantità di Mate­
ria da murare, che l'vna & l'altra è retta da due
coſce di legname: & nell' Aſſe & ago, dentro
al quale ſtanno commeſſe le Ruote di vn Car­
ro, ſoſtenuto & retto dalle medeſime Ruote.
Et perche qualch'vno potrebbe dire, che cota
le Moto perpetuo ſi potrebbe dare ad vn'cor­
po, il quale ſi moueſſe & giraſſe come la Ruo
ta del Vaſellaio, la quale è poſta & billicata ſo
pra vn' Perno; riſpondo che del Corpo & del
Perno potrebbe auuenire, & auuerrebbe il
medeſimo guaſtamento, & gl'altri impedimen
ti eſpreſsi di ſopra.
Et perche io hò detto in­
fino à qui, che coſi tatto corpo ſi potrebbe

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