1il tutto serrato, entri in camera vento, come si manifesta dal veder
muoversi indentro la fiammella di una candela: e perchè sia la
stessa fiammella con gran velocità rapita, accostatala agli spiragli
dell'asse del cammino. —
muoversi indentro la fiammella di una candela: e perchè sia la
stessa fiammella con gran velocità rapita, accostatala agli spiragli
dell'asse del cammino. —
Il principe Leopoldo aveva della scienza più nobili e dignitosi
sentimenti, e se la sua condizione non rendesse difficile il farne la
giusta stima, diremmo che aveva altra cultura scientifica e altra
forza d'ingegno. Difficile è il farne la giusta stima, perchè alcune
speculazioni e scoperte si dubita che sieno attribuite a lui dall'os
sequio e dalla adulazione. Così, per citare un esempio, la causa del
così detto salto dell'immersione osservato nelle caraffe a lungo collo
ripiene d'acqua e sommerse nella neve, il Borelli, con tutti gli altri,
dice essere stata investigata e scoperta dal Principe, quando però
discorre con lui e gli scrive in lettere familiari. Ma liberato poi da
ogni servitù cortigianesca, dice francamente, nel libro De motioni
bus natural. del salto dell'immersione: “ Ego animadverti et docui
hoc contingere a restrictione eiusdem vasis ” (Regio Julio 1670,
pag. 547).
sentimenti, e se la sua condizione non rendesse difficile il farne la
giusta stima, diremmo che aveva altra cultura scientifica e altra
forza d'ingegno. Difficile è il farne la giusta stima, perchè alcune
speculazioni e scoperte si dubita che sieno attribuite a lui dall'os
sequio e dalla adulazione. Così, per citare un esempio, la causa del
così detto salto dell'immersione osservato nelle caraffe a lungo collo
ripiene d'acqua e sommerse nella neve, il Borelli, con tutti gli altri,
dice essere stata investigata e scoperta dal Principe, quando però
discorre con lui e gli scrive in lettere familiari. Ma liberato poi da
ogni servitù cortigianesca, dice francamente, nel libro De motioni
bus natural. del salto dell'immersione: “ Ego animadverti et docui
hoc contingere a restrictione eiusdem vasis ” (Regio Julio 1670,
pag. 547).
Ma pure, la giudiziosa critica fatta dal Principe ad alcune spe
culazioni, come sarebbe giusto quella dello stesso Borelli concer
nente le cause del variar la pressione ammosferica, quando il tempo
si dispone o si scioglie in pioggia, e come sarebbe l'altra con la
quale il Renieri, per similitudine della varia disposizione delle lenti
nel canocchiale, spiegava il ricrescer l'apparente figura degli astri,
giunti vicino a toccar l'orizzonte; mentre rivelano una non ordi
naria acutezza d'ingegno, rendon nel medesimo tempo bella testi
monianza di quel modesto riserbo, con cui il Principe stesso entrava
nel pericolo di quelle scientifiche discussioni.
culazioni, come sarebbe giusto quella dello stesso Borelli concer
nente le cause del variar la pressione ammosferica, quando il tempo
si dispone o si scioglie in pioggia, e come sarebbe l'altra con la
quale il Renieri, per similitudine della varia disposizione delle lenti
nel canocchiale, spiegava il ricrescer l'apparente figura degli astri,
giunti vicino a toccar l'orizzonte; mentre rivelano una non ordi
naria acutezza d'ingegno, rendon nel medesimo tempo bella testi
monianza di quel modesto riserbo, con cui il Principe stesso entrava
nel pericolo di quelle scientifiche discussioni.
Quel che però abbiam per certissimo, è che in mezzo ai pia
ceri e agli svaghi di una splendida corte, attese con grande amore
agli studii matematici, infino da giovanetto. Di ventun'anno faceva
richiedere a Galileo la dimostrazione allora allora trovata dal famoso
supposto meccanico, per mezzo del suo precettore don Famiano Mi
chelini, il quale così scriveva al medesimo Galileo: “ Il Serenissimo
ha di già visti i sei libri di Euclide e di presente vede l'undecimo,
e il detto libro del Moto (i Dial. delle Due N. S.) con pensiero di
veder prima le Opere di V. S. Molto Illustre ed Eccellentissima e
poi il resto dei matematici ” (MSS. Gal. Div. II. P. VI. T. XIII. c. 112).
ceri e agli svaghi di una splendida corte, attese con grande amore
agli studii matematici, infino da giovanetto. Di ventun'anno faceva
richiedere a Galileo la dimostrazione allora allora trovata dal famoso
supposto meccanico, per mezzo del suo precettore don Famiano Mi
chelini, il quale così scriveva al medesimo Galileo: “ Il Serenissimo
ha di già visti i sei libri di Euclide e di presente vede l'undecimo,
e il detto libro del Moto (i Dial. delle Due N. S.) con pensiero di
veder prima le Opere di V. S. Molto Illustre ed Eccellentissima e
poi il resto dei matematici ” (MSS. Gal. Div. II. P. VI. T. XIII. c. 112).