Caverni, Raffaello
,
Storia del metodo sperimentale in Italia
,
1891-1900
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181 - 210
211 - 240
241 - 270
271 - 300
301 - 330
331 - 360
361 - 390
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421 - 450
451 - 480
481 - 510
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571 - 600
601 - 630
631 - 660
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691 - 720
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309
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circonferenze concentriche del piccolo; cioè tutti i gradi di velocità, acqui
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/>
stati nel trapassare dalla quiete al grado massimo, a tutti i gradi acquistati
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/>
passando dall'istessa quiete al grado intermedio, che abbiamo preso. </
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s
>Ma i
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/>
cerchi sono tra loro come i quadrati de'semidiametri, dunque anche dette
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/>
velocità cresceranno secondo l'incremento de'quadrati de'semidiametri. </
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s
>Ma
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/>
con qual proporzione cresce la velocità nel mobile, crescono anche li spazi
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/>
decorsi dall'istesso mobile, com'è ragionevole chi acquista altrettanta velo
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/>
cità, quanta si trovava avere, guadagna ancora forza di trapassare altret
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/>
tanto spazio, quanto faceva, e così nelle altre proporzioni; adunque gli spazi
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/>
decorsi dal mobile, nel quale si vanno aggregando le velocità, saranno come
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/>
i quadrati de'semidiametri de'cerchi, ne'quali si possono considerare dette
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/>
velocità, cioè come i quadrati dei tempi, quali intenderemo nel semidiame
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tro del dato cerchio. </
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>Se quello dunque si supponesse diviso in cinque parti
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uguali, posto che il quadrato dell'una di queste parti fosse uno, il quadrato
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di due sarebbe quattro, di tre nove, di quattro sedici, e tal proporzione
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/>
avrebbero i cinque cerchi descritti sopra questi semidiametri, e perciò, sot
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/>
traendo ciascun antecedente dal suo conseguente, resterebbono questi nu
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/>
meri 1, 3, 5, 7, che mostrerebbono la progressione del minimo cerchio e
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/>
delli seguenti residui o armille, che ci rappresentano i gradi acquistati dal
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/>
mobile continuamente ne'suddetti tempi eguali ” (Bologna 1650, ediz. 2 a,
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/>
pag. 95-97). </
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>Ma non era il proposito del Cavalieri quello di trattare del moto, di cui
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/>
tocca incidentemente, per confermare l'utilità, che potrebbe venire alla Mec
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/>
canica dall'applicarvi i metodi della nuova Geometria. </
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>Due trattati di quella
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/>
Scienza, della quale s'eran già ne'dialoghi Dei due massimi sistemi posti i
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/>
principii, apparvero contemporanei a quello pubblicato da Galileo in Leyda
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/>
nel 1638, e son gli Autori di que'trattati Del moto il nostro Giovan Batti
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/>
sta Baliani, e l'alemanno Giovan Marco Marci. </
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>Ebbero tutt'e tre i valentuo
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/>
mini meriti proprii, che i giusti estimatori riconosceranno meglio dal pro
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/>
gresso della nostra Storia, la quale intanto si limita qui a dire quel che
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avessero ciascuno di proprio o di comune intorno al modo di dimostrar la
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/>
legge dei moti accelerati. </
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main
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s
>Galileo, nelle due prime proposizioni del III dialogo, e nello scolio alla
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/>
proposizione XXIII, non segue altro metodo, che quello degl'indivisibili, e
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/>
perciò, repudiata la prima maniera da lui tenuta avanti al 1623, cioè quando
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/>
ancora non aveva avuto notizia della Geometria nuova del Cavalieri, s'at
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/>
tenne a questa seconda, come quella, che, sostituendo il nuovo calcolo dif
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/>
ferenziale, rendeva essa sola trattabile con precisione una parte della Mate
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/>
matica, nella quale s'introducevano gl'infiniti. </
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">
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s
>E qui non si vorrebbe da noi tornare sull'odioso argomento del rim
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/>
proverare l'ingratitudine, con la quale Galileo rimeritò la Geometria nuova
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/>
dei prestati servigi, ma non si può lasciare inavvertita una cosa, necessaria
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/>
a intendere quel che non intesero que'dotti uomini romani, presieduti da
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/>
Stefano Gradi, i quali, per levar di mezzo ogni occasione di accusa, e per </
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chap
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archimedes
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