Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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208184DELLA FORZA DE’ CORPI ne è, che fingon prima de’ corpi perfettamente
duri, i quali per niun’ urto poſſano romperſi ne
ſchiacciarſi;
imperocchè, ſtabilite le leggi del
moto in tali corpi, paſſano poi facilmente a ſta-
bilirle negli altri.
Queſta ſuppoſizione, che finge
una perfetta durezza, non poſſono ſoffrire i Lei-
bniziani;
e per isfuggirla fanno quel gran giro di
calcoli.
Che male ha fatto loro, diſſe la Signo-
ra Principeſſa, una ſuppoſizione, che fù già tan-
to amica di Epicuro, e lo provide di tanti ato-
mi, che pensò poter comporne infiniti mondi?
Queſta ſuppoſizione, riſpoſi io, che fu tanto cor-
teſe ad Epicuro, è un poco faſtidioſa a Leibni-
ziani, e dirovvene la ragione, non perchè voi
non la ſappiate (che i libri ne ſon pieni) ma
perchè, ſapendola, par tuttavia, che amiate udir-
la da me.
I Carteſiani, che ſono ſtati i primi cer-
catori delle leggi del moto, tennero una ſtrada
aſſai comoda, che fu di cercarle prima ne’ corpi
perſettamente duri, per poter poi conoſcerle più
facilmente nei men duri.
Ne parea la loro inten-
zion da riprenderſi;
non dicendo già eſſi, che ſie-
no nella natura corpi duriſſimi, ma cercando,
quali leggi doveſſero oſſervar, ſe vi foſſero.
Chi
è, che cercando le leggi della fluidità, non le
cerchi prima nella fluidità perfettiſſima?
e lo ſteſ-
ſo ſi fa pure in tutti i luoghi della fiſica.
I Car-
teſiani adunque eſponendo le leggi del moto ne’
corpi perfettamente duri, ſtabiliſcono, che ſe due
d’ eſſi, avendo quantità eguali di movimento,

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