Caverni, Raffaello
,
Storia del metodo sperimentale in Italia
,
1891-1900
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archimedes
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chap
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332
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>Per rendere poi questa dimostrazione sperimentale anche più conclu
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dente, immagina l'Autore che, rimosso il filo in AC, e di lì lasciato andare,
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>Figura 155.
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incontri in E un chiodo, co
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sicchè sia costretto di risa
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lir dall'opposta parte, de
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scrivendo un arco di cer
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chio con un raggio EB più
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corto del primo, e vuol che
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poi si abbassi anche di più
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quell'ostacolo, come in F, da
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far risalire il grave pendulo
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per un arco appartenente a
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un circolo descritto anche
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da minor raggio, e nono
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stante si osserva che l'im
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peto, conceputo in B per la
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discesa dal medesimo pun
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to C, fa in tutt'e tre i casi
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risalire il pendolo stesso nei
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punti D, G, I, situati con C sulla medesima linea orizzontale. </
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>Sarebbe il
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fatto riuscito meglio dimostrativo coi sifoni pieni di acqua, che servirono così
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bene al medesimo intento a Leonardo da Vinci, come vedemmo, nè a Ga
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lileo sfuggì l'appropriatissimo esempio, quando nel I dialogo Dei due mas
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simi sistemi, a confermare la verità della sentenza che l'impeto acquistato
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dal mobile in qualsivoglia luogo del suo moto è tanto, che basterebbe a ri
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condurlo all'altezza d'onde si partì; dop'avere invocata l'esperienza del pen
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dolo, soggiunge: “ Mostrami l'istesso l'acqua, che, scendendo per un sifone,
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rimonta altrettanto, quanto fu la sua scesa ” (Alb. </
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>I, 28). </
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>Anzi è a notare che in questo primo Dialogo, dove si pongono i prin
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cipii a uno special trattato di Meccanica, concernente il moto della Terra
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in particolare, Galileo s'intrattiene a dimostrare il supposto delle velocità
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uguali, dopo cadute uguali, più a lungo e con maggior varietà e valore di
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argomenti di quel che non faccia nel III dialogo Delle due nuove scienze,
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dove quello stesso principio è supposto a trattare in tutta la sua generalità
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la scienza del moto. </
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>Forse la ragione, per cui parve che Galileo stesso se
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ne passasse qui con troppa leggerezza, è perchè credeva di averne detto al
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trove abbastanza: e infatti gli attori dei
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Due massimi sistemi
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s'intratten
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gono nelle loro prime interlocuzioni a confermare i principii della Mecca
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/>
nica, dipendenti da quel discorso, che si fa da pag. </
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>29-32 dell'edizione, da
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noi tenuta sott'occhio. </
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>Chi volesse poi di un tal discorso avere in poche pa
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role condensata la sostanza, legga la seguente nota manoscritta:
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“ Miran
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dum:
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numquid motus per perpendiculum AD (fig. </
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>156) velocior sit quam
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per inclinationem AB? </
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>Videtur esse, nam aequalia spacia citius conficiun
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tur per AD, quam AB; attamen videtur et non esse, nam, ducta horizon-</
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archimedes
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