Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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              <s>
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              Tomo II torna, dopo vent'anni, a scrivere sotto un teorema l'enunciazione,
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              in quella forma propria che l'originale serberà per la prossima stampa. </s>
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              <s>D'altre particolarità non terremo in discorso i Lettori, i quali le in­
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              tenderanno assai meglio, vedendole in atto nella pubblicazione, e nella sto­
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              ria di quei primi teoremi, intorno ai quali, per istituire una delle sue nuove
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              scienze, esercitò Galileo le sue matematiche speculazioni. </s>
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              <s>
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              II.
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              <s>Nella Lettera, scritta da Padova il dì 29 di Novembre del 1602, e che
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              s'è più volte commemorata, dava Galileo a Guidubaldo del Monte notizia di
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              alcune esperienze di moti, che avendo apparenza di straordinari, e giudican­
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              dosi perciò dalla volgare opinione incredibili, diceva essergli stati confermati
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              dalla Geometria, la quale eragli nello stesso tempo venuta a rivelare que­
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              <s>Figura 161.
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              st'altre, non meno inopinabili conclusioni.
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              <s>“ Sia dal cerchio BDA (fig. </s>
              <s>161) il diame­
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              tro BA eretto all'orizzonte, e dal punto A
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              fino alla circonferenza tirate linee
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              utcum­
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              que
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              AF, AE, AD, AC. Dimostro, dice Gali­
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              leo, mobili uguali cadere in tempi uguali,
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              e per la perpendicolare BA, e per gli piani
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              inclinati, secondo le linee CA, DA, EA, FA,
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              punti B, C, D, E, F arriveranno nell'istesso
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              momento al termine A, e sia la linea FA
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              piccola quanto esser si voglia. </s>
              <s>E forse anco
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              più inopinabile parerà questo pur da me
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              dimostrato, che, essendo la linea SA non
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              maggiore della corda di una quarta, e le linee SI, IA
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              fa il modesimo mobile il viaggio SIA, partendosi da S, che il viaggio solo
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              IA, partendosi da I ” (Alb. </s>
              <s>VI, 23). </s>
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              <s>Le annunziate proposizioni dipendevano da principii già noti, e da ve­
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              rità legittimamente di lì concluse con sottili matematici ragionamenti, che
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              s'andarono, come rigagnoli in un fiume, a disperdere fra i teoremi inseriti
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              nel III dialogo Delle due nuove scienze. </s>
              <s>E perchè la scienza universale della
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              Natura è irrigata da quest'acque vive, non può chi cammina lungo le sponde
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              ad ammirare, e a cogliere i frutti dell'ubertosa campagna, non tener desi­
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              deroso dietro i passi di colui, che viene ora a mostrar d'onde salga la be­
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              nefica fonte, e a segnar quali sieno del primo formatosi ruscelletto i lontani
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              smarriti sentieri. </s>
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              <s>PROPOSITIO I. — “ Momenta gravitatis eiusdem mobilis supra plano in-</s>
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