Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900
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              <s>Così tutto, con matematica legge preordinato a dimostrare l'ultima
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              proposizione annunziata nella lettera a Guidubaldo, nient'altro rimaneva a
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              fare a Galileo, che premetter due lemmi geometrici, che sono il II e il III
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              premessi alla XXXIX proposizione stampata, e che si leggono manoscritti
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              l'uno al foglio 163, e l'altro al foglio 172 del citato volume. </s>
              <s>È il primo dei
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              detti lemmi stampati quello già premesso alla VII proposizione, da noi pub­
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              blicatasi nelle pagine poco addietro, cosicchè, tutte insomma ricomposte le
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              membra, danno quasi abito di persona e atteggiamento di vita alla verità
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              così ultimamente annunziata. </s>
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              <s>PROPOSITIO X. — “ Sit circuli circumferentia AIS (fig. </s>
              <s>171), et diame­
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              <s>Figura 171.
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              ter AB ad horizontem erectum, et ducatur
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              SA, non maior subtendente quadrante, et a
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              terminis S, A aliae duae ad quodcumque
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              punctum I: dico mobile ex termino S ferri
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              per duas SI, IA lineas tempore breviori,
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              quam per SA, ex eodem termino S, vel per
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              solam AI, ex termino I. ” </s>
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              <s>“ Ducta sit per S ipsi AB perpendi­
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              cularis .... ” (ibid., fol. </s>
              <s>163) e seguita come
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              nello stampato (Alb. </s>
              <s>XIII, 216, 17) con
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              qualche leggerissima differenza nelle pa­
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              <s>Ed ecco per quali vie, rimaste in mezzo
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              a tanto fervore di studii galileiani, nella
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              storia della Scienza fin qui non segnate, si
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              condusse Galileo,
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              senza trasgredire i termini meccanici,
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              a dimostrare le sue
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              inopinabili conclusioni. </s>
              <s>Erano que'termini meccanici ridotti alla Statica, e
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              l'Autore, nelle dieci proposizioni che compongono quel suo primo trattato
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              De motu,
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              non si serve nè poteva servirsi d'altro argomento. </s>
              <s>Ma, istituitasi
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              nel 1604 la Dinamica nuova, s'aprirono alla Scienza altre più late vie, e si
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              potè giungere per più diretti e piani sentieri al medesimo intento deside­
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              rato, ch'era quello di dimostrare il brachistocronismo dei gravi scendenti
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              per le molteplici corde inflesse e sottese a una quarta di cerchio. </s>
              <s>Essendo
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              questo dunque il termine fisso, rimaneva nel teorema meccanico tuttavia
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              fermo il principio, cosicchè venivasi la trasformazione a subire dal solo mezzo,
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              e da ciò dipendon principalmente le note distintive di quel secondo Libro
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              che, raccolto dai Manoscritti galileiani e ordinato, si porge ora alla notizia
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              e all'esame dei nostri meditativi Lettori. </s>
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