Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1bile in D esse eiusdem momenti, quod in E (MSS. Gal., P. V, T. II, fol. 88).
Ma
si ridusse tutta quella dimostrazione nel fatto sperimentale dei pendoli,
che
risalgono alla medesima altezza orizzontale, da cui furono scesi. (Alb.

XIII
, 164, 65).
Prese giusto da questa prolissità motivo il Cartesio di dire che non ebbe
la
pazienza di leggere le galileiane dimostrazioni, benchè, pur così come
stavano
, avesse fiducia che fossero vere.
De geometricis demonstrationi­
bus
, quibus liber eius refertus est, scriveva così del libro di Galileo in una
delle
sue Epistole al Mersenno, nihil dico; non enim potui a me impetrare ut
illas
legerem, et quidem crediderim veras esse omnes (Pars.
II cit., pag. 244).
In
semplicemente legger però l'enunciato dei varii proposti teoremi disse di
avervi
questo notato come certo, che non era cioè punto necessario essere
un
gran Geometra per ritrovarli, e che non s'andava, nel condurre il ra­
gionamento
, per le vie più spedite.
Hoc enim observavi, propositiones inspi­
ciendo
, non esse opus ut quisquam sit magnus Geometra ad illas invenien­
das
(ibid.).

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