Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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Il Beriguardi infatti, dop'aver dimostrato che il medesimo grave tanto
392[Figure 392]
Figura 201.
è
più ponderoso nel perpendicolo BC (fig.
201) che nel
declivio
AC, quanto la linea AC è maggiore di BC, con­
sidera
molto ragionevolmente che questo ponderar di­
verso
del medesimo globo, per la sola ragione del venir
collocato
su due piani diversi, “ non videtur provenire
posse
, nisi a virtute, qua celerius movetur per BC,
quam
per AC, secundum permutatam laterum propor­
tionem
(Circuli pisani, editio 2a, Patavii 1660, pag.
310).
Di
qui perciò ne conclude che, supposto esser AC tripla di BC, la velocità
nella
perpendicolare deve contrariamente esser tripla dell'altra nell'inclinata.
Le meccaniche proprietà del circolo, che apparvero, come veramente
sono
, maravigliose, scendevano dimostrate di qui per corollario immediato,
perchè
, circoscritto al triangolo rettangolo DCB un mezzo cerchio, il tauto­
cronismo
, concluso per la precedente proposizione, veniva a riferirsi a CD,
come
corda, e a CB come a diametro di quel medesimo cerchio.
Il Beri­
guardi
non accenna per verità a questo progresso, che conduceva molto ad­
dentro
alla scienza galileiana Giovan Marco, il quale, dalla XIII sua propo­
sizione
dimostrativa dell'equidiuturnità per la verticale e per l'inclinata,
ambedue
prefinite dalla perpendicolare, che da quella giunge a questa; passa
a
concluder, nella XV: “ Motus, ex eodem puncto, per lineas subtensas,
sunt
aequales motus per diametrum eiusdem circuli (De prop.
motus cit.,
fol
.
23 ad t.).

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