214190DELLA FORZA DE’ CORPI
di Euclide;
è però vera, ne vuol negarſi;
percioc-
chè egli è pure ſecondo la conſuetudine della natu-
ra, che niuna forza ſi eſtingua e periſca mai ſe non
operando, e faccendo alcun’ effetto; la qual con-
ſuetudine io potrei dimoſtrarvi con innumerabili
eſempli, ſe ſi poteſſer qui ora ſcorrere tutte le
parti sì della fiſica come della meccanica. E voi
ſapete, che alle conſuetudini della natura vuolſi
aver riguardo. Si veramente, riſpoſi; e per que-
ſto riguardo io non voglio già, che i Leibnizia-
ni dicano eſsere alcun corpo nel mondo, in cui
periſca la forza viva ſenza operar nulla; io gli
pregava ſolamente a voler dire, che la forza vi-
va potrebbe perire ſenza operar nulla, ſe foſse-
ro al mondo de’ corpi duriſſimi, i quali però non
vi ſono. Nel che niente ſi offende la conſuetudine
della natura, la qual vuol eſsere oſservata ne cor-
pi, che ſono, e non in quei, che non ſono. Sicco-
me la conſuetudine, che hanno tutti i corpi, come
ſon poſti in libertà, di cadere, niente ſi offenderebbe
ſupponendo un corpo non grave, il qual per ciò
non cadeſſe; perciocchè quella conſuetudine è
ne corpi per queſto appunto perchè ſon gravi;
così quella conſuetudine, che ogni forza ſi eſtin-
gua faccendo alcun effetto, è forſe nella natura,
perchè non ſono nella natura corpi duriſſimi, i
quali ſe vi foſſero, quella conſuetudine non ſa-
rebbe. Voi dite beniſſimo, diſſe allora il Signor
D. Nicola, che le conſuetudini della natura deb-
bono oſſervarſi nè corpi, che ſono, non in
chè egli è pure ſecondo la conſuetudine della natu-
ra, che niuna forza ſi eſtingua e periſca mai ſe non
operando, e faccendo alcun’ effetto; la qual con-
ſuetudine io potrei dimoſtrarvi con innumerabili
eſempli, ſe ſi poteſſer qui ora ſcorrere tutte le
parti sì della fiſica come della meccanica. E voi
ſapete, che alle conſuetudini della natura vuolſi
aver riguardo. Si veramente, riſpoſi; e per que-
ſto riguardo io non voglio già, che i Leibnizia-
ni dicano eſsere alcun corpo nel mondo, in cui
periſca la forza viva ſenza operar nulla; io gli
pregava ſolamente a voler dire, che la forza vi-
va potrebbe perire ſenza operar nulla, ſe foſse-
ro al mondo de’ corpi duriſſimi, i quali però non
vi ſono. Nel che niente ſi offende la conſuetudine
della natura, la qual vuol eſsere oſservata ne cor-
pi, che ſono, e non in quei, che non ſono. Sicco-
me la conſuetudine, che hanno tutti i corpi, come
ſon poſti in libertà, di cadere, niente ſi offenderebbe
ſupponendo un corpo non grave, il qual per ciò
non cadeſſe; perciocchè quella conſuetudine è
ne corpi per queſto appunto perchè ſon gravi;
così quella conſuetudine, che ogni forza ſi eſtin-
gua faccendo alcun effetto, è forſe nella natura,
perchè non ſono nella natura corpi duriſſimi, i
quali ſe vi foſſero, quella conſuetudine non ſa-
rebbe. Voi dite beniſſimo, diſſe allora il Signor
D. Nicola, che le conſuetudini della natura deb-
bono oſſervarſi nè corpi, che ſono, non in