Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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È dunque manifesta di qui l'origine storica di quel III dialogo Del moto,
che
formò l'ammirazione del mondo: è manifesto cioè che, dall'esercitarsi
Galileo
intorno alle proprietà meccaniche dei cerchi, fu condotto a ritrovare
i
principii e le conseguenze nuove della Scienza universale dei moti.
Ora è
notabile
che questa universalità si riduca infine e torni alle particolarità delle
prime
intenzioni, giacchè si vede che anche il trattato, a cui s'impose il
titolo
Dei moti locali, si corona con la proposizione XXXVI, nella quale si
dimostra
che la via più breve di giungere da un punto all'altro, non è per
la
rettitudine della corda, ma per l'arco sotteso.
Quella XXXVI proposizione
dunque
, che non è più la finale intenzion del trattato, vi riman nulladimeno
una
delle principali; ond'è che la sua propria dignità c'invita a ricercarne
l
'origine, e a indagarne il fine, che nel libro di Galileo, come il nostro di­
scorso
confermerà, non apparisce.
Anche il Cartesio perciò dettesi a indo­
vinare
, e si credè che il fine della detta proposizione, e di tutto anzi il trat­
tato
, che ne preparava le conclusioni; fosse quello di dimostrare l'isocronismo
dei
pendoli.
Caeterum, così scriveva al Mersenno, nel far la critica al libro
di
Galileo, tertium suum Dialogum non alio consilio scripsisse mihi videtur,
quam
ut rationem redderet cur eiusdem chordae vibrationes sint inter se
aequales
, quod tamen non praestat, sed solum concludit pondera citius de­
scendere
secundum arcum circuli, quam secundum eiusdem arcus chordam
(Epist., P. II cit., pag.
244).

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