Caverni, Raffaello
,
Storia del metodo sperimentale in Italia
,
1891-1900
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archimedes
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428
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tempo per l'arco EC: e, permutando, che il tempo per AB, al tempo per
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lb
/>
AC, stesse come il tempo per l'arco DB, al tempo per l'arco EC. </
s
>
<
s
>Ma il
<
lb
/>
tempo per AB al tempo per AC ha suddupla proporzione di AB ad AC;
<
lb
/>
adunque anche il tempo per DB, al tempo per EC, avrebbe suddupla pro
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lb
/>
porzione dell'AB all'AC, che son le lunghezze de'fili dei pendoli. </
s
>
<
s
>Ma cia
<
lb
/>
scuna vibrazione di ciascun di essi pendoli, larghe o strette che sieno, nel
<
lb
/>
proprio cerchio passa in tempi uguali, come la esperienza il dimostra, adun
<
lb
/>
que par manifesto quanto senz'altra prova asserì il Galileo, cioè che i tempi
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lb
/>
hanno suddupla proporzione delle lunghezze delle fila, ovvero che le lun
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lb
/>
ghezze hanno dupla proporzione dei tempi, cioè sono come i quadrati dei
<
lb
/>
tempi. </
s
>
<
s
>” (MSS. Gal. </
s
>
<
s
>Disc., T. CXVII, fol. </
s
>
<
s
>63). </
s
>
</
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<
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="
main
">
<
s
>Soggiunge immediatamente il Viviani che questa bella proprietà, così
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lb
/>
dimostrata, gli somministrò la fabbrica di quello strumento, di cui gli era
<
lb
/>
già venuta l'idea, e che qui prosegue a descrivere con quelle stesse parole,
<
lb
/>
da noi trascritte a pag. </
s
>
<
s
>328, 29 del nostro primo Tomo. </
s
>
<
s
>A complemento
<
lb
/>
della qual descrizione aggiungeremo qui quel che suggerisce il Viviani per
<
lb
/>
chè, chiunque non si trovasse altro a mano che una semplice riga e una
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lb
/>
catenella, potesse, più facilmente e con maggior brevità, conseguire il me
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lb
/>
desimo intento. </
s
>
</
p
>
<
p
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="
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<
s
>“ Ma con più brevità conseguiremo, egli dice, l'istesso, senza macchina,
<
lb
/>
mediante una riga CD (fig. </
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>
<
s
>221) la di cui metà CE sia divisa in 60 parti
<
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/>
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<
s
>Figura 221
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lb
/>
eguali, da E sino in C, e mediante
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lb
/>
ancora d'un sol filo di catenuzza
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lb
/>
formata di piccolissimi anelli. </
s
>
<
s
>Per
<
lb
/>
chè, tenuta essa riga CD orizzontal
<
lb
/>
mente, e fermato in C uno dei capi
<
lb
/>
del detto filo di catena, e questo
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lb
/>
lasciato far la sacca sua naturale
<
lb
/>
CMHD, che forma sempre parabola,
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lb
/>
fatto passar rasente il punto D, ed
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lb
/>
allontanato talmente che di tal sacca
<
lb
/>
la massima altezza EF, la qual passa
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lb
/>
pel punto di mezzo E, dov'è il
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lb
/>
numero 60, sia appunto uguale al
<
lb
/>
filo AB (del pendolo che batte i secondi) quivi presentato, e poi questo
<
lb
/>
portato or in G, al numero 30, or in L, al numero 20; le intersecazioni
<
lb
/>
H, M di esso filo colla catenuzza daranno, fuor della sacca, le lunghezze HI,
<
lb
/>
MN, che dovranno avere i pendoli cercati ” (ivi, fol. </
s
>
<
s
>64). </
s
>
</
p
>
<
p
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main
">
<
s
>Lo strumento era così ben preparato agli usi di prefinir le misure dei
<
lb
/>
pendoli, dietro i principii matematici dimostrati neì I Teorema, in cui è no
<
lb
/>
tabile che sentisse il Viviani di aver dato ragione
<
emph
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="
italics
"/>
probabile,
<
emph.end
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="
italics
"/>
ma non chia
<
lb
/>
rissima. </
s
>
<
s
>Questa confessata insufficienza conferma la nostra congettura, che
<
lb
/>
cioè quella prima dimostrazione, accennata a piè della pagina 97 dell'edi
<
lb
/>
zione di Leyda, rimanesse incompiuta, per non aversi certezza dei momenti, </
s
>
</
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chap
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