Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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220196DELLA FORZA DE’ CORPI corpi ne più ne meno ſi eſerciterà ſempre in eſſa.
Per queſta ſuppoſizione, come ognun vede, noi
avremo una ſerie di infinite contuſioni ſempre più
piccole corriſpondente ad una ſerie di infiniti cor-
pi ſempre più duri;
e la ſerie delle contuſioni ver-
rà finalmente a terminarſi nella contuſion nulla,
che ſi farà ne corpi duriſſimi.
Or dunque ſe eſer-
citandoſi tutta la forza viva in ogni contuſion del-
la ſerie, quando s’ incontrano corpi più e più du-
ri, laſciaſſe poi di eſercitarſi ſolo nell’ ultima, quan-
do s’ incontrano i corpi duriſſimi;
voi vedete, che
l’ eſercizio di eſſa eſſendo ſtato ſempre il medeſi-
mo in tutti gli altri termini della ſerie, manche-
rebbe ad’ un’ tratto nell’ ultimo;
il che cerro è
contrario alla legge della continuità, alla quale
non dee contravvenirſi.
E ſe il Padre Riccati vi ha
perdonato il primo peccato, laſciando, che i due
corpi duriſſimi, che voi ſupponete, nell’ incontro
loro toſto ſi fermino, il che pure era contrario
alla legge della continuità, non s’ è egli obbliga-
to per ciò di perdonarvi il ſecondo;
et ha forſe
voluto darvi tempo di ravvedervi da voi ſteſſo.

Avendo così detto il Signor D.
Niccola, ſorriſe
alquanto.
Et io, non ſo, riſpofi, che gran pec-
cato ſia contravvenire in una qualche ſuppoſizione
a coteſta legge della continuità, la qual non è
forſe nella natura;
e quando anche vi foſſe, ſa-
rebbe tuttavia lecito ſuppor dei corpi, che la tra-
ſgrediſſero;
come talora ſe ne ſuppongono alcuni,
che traſgrediſcon le leggi della gravità.
Se ſia

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