Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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221197LIBRO II. natura la continuità, diſſe quivi il Signor D. Nico-
la, e ſe, eſſendovi, poſſa tuttavia il filoſofo nelle
ſue ſuppoſizioni non curarla, ſon due quiſtioni,
che potremo far poi.
Ma prima è da vedere, ſe
venga a traſgredirſi la legge della continuità, qua-
lunque volta nell’ incontro de’ corpi duriſſimi
manchi l’ eſercizio della forza viva;
perciocchè
di qui comincia la ragione del Padre Riccati, al-
la quale ſe voi non verrete ſubito, parrà alla Si-
gnora Principeſſa, che voi mettiate ſtudio per de-
clinarla.
Ecco, riſpoſi, che io vi vengo ſubito,
e dico, che ſe coteſta ragione mi parve una vol-
ta, non avendola ben inteſa, fuor di propoſito;
ora che voi me l’ avete fatta intender meglio, mi
par falſa.
Come falſa? diſſe il Signor D. Nicco-
la.
Non è egli dunque vero, che ſe nella ſerie
delle contuſioni l’ eſercizio della forza viva ſi tro-
va eſſere in tutti gli altri termini, non può per
riſpetto della continuità mancare tutto ad un trat-
to nell’ ultimo?
Queſto, riſpoſi, è lo ſteſſo, che
dire:
ſe la forza viva ſi eſercita per tutto, ove
ſi fa contuſione, dovrà eſercitarſi anche, dove
non ſe ne fa.
Che è ciò? diſſe il Signor D. Nic-
cola;
et io, non dite voi, ripigliai, che in tutti
gli altri termini della ſerie ha qualche contuſio-
ne, fuor che nell’ ultimo, in cui non ne ha niu-
na?
e argomentate, che debba nell’ ultimo eſer-
citarſi la forza viva, perciocchè ſi eſercita in tut-
ti gli altri?
voi dunque argomentate, che la for-
za viva debba eſercitarſi, dove non è

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