Tartaglia, Niccolo, Quesiti et inventioni diverse, 1554

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1fuggir la fatica (che cio uoſtro coſtume non é) o per non ſapere con belli carattere
ſcriuermi, perche io coſi habbia ſcritto à uoi, che cio non è ſtato uſato da me in parte
ueruna à uoi.
Ma ſolamente ſto in penſiero che uoi reſtate, o per il ſcriuermi Toſcana­
mente, o per non uolermi mandar quel caſo ſciolto de coſa, & cubo egual à numero,
qual con tanta inſtanza ui ho adimandato.
Io non aſpetto, che Toſcanamente mi ſcri­
uiate, ne etiandio che mi mandate quel caſo ſe à uoi non ui piace.
Ma ben di cio ui pre­
go che ui uogliati degnar di ſcriuermi o poco, o aſſai, che ui piaccia, & ſe cio meſſer
Nicolo non fate io tenero per fermo, che uoi poca ſtima fareti di me, & della mia
amicitia, alli.
14. Febraro. 1537.
Giouanni di Tonini uoſtro.
NICOLO. Meſſer Zuane ho riceuuto due uoſtre, & hoggi un'altra, che ſono tre
delle quale le due ultime ſono ſolamente ammonitorie, che ui debbia dar riſposta alla
prima uoſtra, uer amente haueua deliberato, che ſolamente il mio tacere ui fuſſe riſpo­
sta per molte ragioni, la prima è, che uolendo dar particolar riſpoſta à ogni uoſtra ri­
chieſta, & ragioni da uoi allegate, biſognaria ſcriuere un quinterno di carta, ilche le
occupationi diurne, & notturne, non mel conciedono.
La ſeconda è, che dapoi la parti­
ta uoſtra da Venetia meſſer Hieronimo Triuiſano, & anchora quel maeſtro Dominico
da Vderzo (che mi portò quelle uoſtre.3.dimande) me hanno riferto tante uoſtre bra
uate, che longo ſaria à narrarle, ma molto mi dolſe con cadauno de loro, perche non mi
feceno intendere tal coſe auanti la partita uoſtra.
Che haueria fatto qualche ſperien­
tia diuoi, & uoi di me, & comprendo che uoi eriuenuto à poſta per tal effetto, ma ue
temeſti per quelli capitoli da me trouati, li quali me ricercati con tanta inſtantia, alla
qual richieſta breuiter riſpondo, che hauendoui dato aſſolto quello de cenſo, e cubo
egual à numero (per mia gentilezza) ue douereſti alquanto arroßire à richiedermi
anchora quell'altro, eſſendo quell'buomo, che ue teneti, & maßime hauendoui fatto
quella oblatione, che ogni uolta che me proponereti un caſo, & che il non ſappia ri­
ſoluere di barattar conuoi, la qual offerta non è poco à offerire una coſa generale per
una particolare, ilche mi fa credere uoi non eſſere quello, che mi credeua, non baſtan­
doui l'animo di componere un caſo, ouer queſito, che io non lo ſappia riſoluere, ma per
che non uoglio, che fati piu ſperientia di me, ne che piu me tediate con uoſtre dimande,
ouer queſiti, uoglio annullar tal oblatione, perche mi biſogna attendere ad altro, che
ſtar tutto il giorno aſſoluere uoſtri queſiti ſenza alcun frutto, ne honore, ne ancho­
ra ue uoglio dar tal caſo aſſolto, per gentilezza, eſſendo di poco ualore appreſſo di
uoi, perche poca ſaria la mia gentilezza, eſſendo ſtimato da uoi ſoldi cinque per caſo,
che in uero piu non ualeria, premiandomi, come ſe fanno gli facchini, ouer manuali,
che lauorano à tanto al giorno, la qual propoſta è molto ridicoloſa appreſſo de ogni
intelligente.
Et perche diceti (per calonniar tal mia inuentione) che ſolamente le pri­
me inuentioni ſono laudate appreſſo di color, che ſanno, & che tal mia inuentione non
è propria inuentione, ſapendola il mio auerſario auanti di me.
Et che poca laude meri­
taria un'huomo, che mai haueſſe imparato Geometria, ne mai haueſſe ueduto Eucli­
de, & che da ſeiſieſſo componeſſe un'altra opera ſimile à quella di Euclide, ma uo­
lendolo in cio biaſimare ſarebbe ageuolißimo, conſiderando che egli haueſſe gettato

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