Tartaglia, Niccolo
,
Quesiti et inventioni diverse
,
1554
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uia tutto il tempo della ſua uita in coſe, che de niente fuſſero, ne ſarebben mai gioueuo
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/>
le à niun uiuente, circa alla prima parte riſpondo, & dico, che uoi non hauetì altra cer
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tezza, ouer indicio, che il mio auerſario haueſſe tal ſecreto, ſaluo per hauermi coſi pro
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posti tutti li ſuoi. </
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s.002467
">30. caſi, che mi conduceuano à tal difficultoſo paſſo, la qual coſa non
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ui fa certo, che lui haueſſe, ouer ſapeſſe tal ſecreto, perche molti ſogliono ſpeſſeuolte,
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/>
per confutar il ſuo auerſario proponere delle queſtioni, che loro medeſiminon le inten
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/>
dono, ne le ſapriano riſoluere, ſi come feſti uoi à me, quando che io ſtantiaua à Verona
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con quelle due dimande, che mi mandaſti per Meſſer Pre Antonio. </
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s.002468
">Ma ſupponendo an
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chor che il detto mio auerſario gliſapeſſe riſoluere auanti di me, & hauendola io ritro
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/>
uata da me ſenza aiuto di alcun autore, la ſe puo chiamare mia propria inuentione, per
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che circa à quell'altra parte che uoi diceti, che poca laude meritaria uno, che compo
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neſſe daſe un'altra opera ſimile à quella di Euclide, anchor che non haueſſe mai uiſto
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/>
Euclide, ne imparato Geometria. </
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s.002469
">Et io dico, che quando il ſi ſapeſſe di certo, lui non ha
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/>
uer uiſto l opera di Euclide, ne cauato da quello, ne d'altri, che meritaria mille uolte
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/>
piu laude di Euclide, perche non hauemo certezza, che Euclide non habbia cauato d'al
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tri anciani di lui. </
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s.002470
">Et accio che non crediati, come diceti, che ui nega tai mie inuentioni,
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ne che le tenga accare per contendere con qualche altro. </
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s.002471
">Le ben la uerita, che di tal co
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ſa (accadendo) me ne potria ſeruire, nientedimeno accio non penſati, che ogni mio fon
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/>
damento ſia in tai mie particolarita. </
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s.002472
">Quando che alcuno diſideraſſe di uenire al cimen
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/>
to con meco, & che non haueſſe altra temenza di me, ſaluo che delli detti capitoli di co
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/>
ſa, e cubo egual à numero, & di cenſo è cubo egual à numero, & delli ſuoi ederenti uo
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/>
lendo giocare un precio condecente per un meggio ſcudo me obligaro à non propo
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/>
nerui caſo alcuno, che conduca l'operante in alcuno de detti capitoli, & ſuoi ederenti,
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& lo faro ſicuro di queſto. </
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s.002473
">Oltra di queſto uoi me ammonite con grande iſtantia, che
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ui uoglia mandare quelli caſi, che mi trouo hauer riſolti de quelli, che uoi mi laſciaſti in
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/>
ſcritto, & di quelli che me haueti rimandati, & ſimilmente quel maeſtro Dominico,
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/>
che mi portò quelli altri tre uoſtri me ha riferto qualmente uoi gli feſtiuna grandißi
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maſtantia, che doueſſe uenir à domandarme, quelli, & perche lui ui diſſe (come il ue
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/>
ro) che io ne haueua aſſolti dui ſubito ch'io gli hebbi riceuuti alla ſua preſentia, dice
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/>
che uoiue ne ridesti, come che il non ſuſſe il uero. </
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s.002474
">Et perche conoſco, che queſto uoſtro
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tõto
">tonto</
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proponere non è altro, che un uoler taſtarme doue ſia diſarmato, ouer mco forte,
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/>
per ilche ho deliberato di non uoler riſpondere ad alcuna uostra propoſta fina a tanto
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/>
che uoi uenereti à Venetia perſonalmente, come me prometteſti al partir uoſtro diuo
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/>
ler ritornare à quell'hora, poi ui daro la
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abbr
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reſolutiõe
">reſolutione</
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di quelle, che hauero ſaputo ſoluere
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/>
& quelle che non hauero ſaputo ſoluere me le inſignareti, pagandoue però, non altro.
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s.002475
">Iddio da mal ui guardi. </
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s.002476
">In Venetia alli. </
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s.002477
">3. di Marzo.
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1537. </
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icolo Tartaglia Briſciano.
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s.002479
">QVESITO. XXX. FATTO DA MESSER
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ieronimo Triuiſano, qual gliera sta fatto a lui
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l'Anno. 1537. Adi. 25. Agoſto.
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n Venetia.
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