228204DELLA FORZA DE’ CORPI
parabola quello ſi attribuiſce, che s’ è attribuito
a tutte l’ altre. Et io vi dico, riſpoſi, che la ſerie
delle ordinate nella parabola non ſi termina, ne
può mai terminarſi nell’ ordinata nulla; perchè ſe
l’ ordinata è nulla, non è più ordinata. In che dun-
que ſi termina? diſſe il Signor Marcheſe. Et io ri-
ſpoſi: mai non ſi termina; ma venendo a impic-
colirſi le ordinate a poco a poco, ſcorrono per
tutti gli ordini delle piccolezze infinite, ne mai ſi
incontran nel nulla; il quale non è in niuno di
quegli ordini, et è fuori di tutta la ſerie. E ſi-
milmente ſe voi levaſte ad una linea la ſua metà,
e a quel, che reſta, levaſte di nuovo la ſua metà,
e così procedeſte in infinito, componendo una.
ſerie di tutte le metà levate, ſarebbon le linee d’
una tal ſerie, l’ una dell’ altra, ſempre più pic-
ciole; e niuna però ne ſarebbe mai, la qual foſſe
nulla; eſſendo ognuna la metà della precedente
linea, ne potendo il nulla eſser metà di linea veru-
na. Et io credo, che di gran lunga ſi ingannin co-
loro, i quali penſano, che una coſa per impicco-
lirſi poſsa mai diventar nulla; e ſi immaginano,
che le coſe piccole ſieno più facili ad annientarſi,
che le grandi. Laonde anche ſi perſuadono, che,
ſe la natura voleſse ridurre una coſa a niente; do-
veſse prima a poco a poco rimpiccolirla, e condu-
cendola per una ſerie di infinite piccolezze far fi-
nalmente, che ſi incontraſse nel nulla; il qual-cammi-
no ſe la natura teneſse, non la ridurrebbe al niente
giammai; concioſiachè il niente non
a tutte l’ altre. Et io vi dico, riſpoſi, che la ſerie
delle ordinate nella parabola non ſi termina, ne
può mai terminarſi nell’ ordinata nulla; perchè ſe
l’ ordinata è nulla, non è più ordinata. In che dun-
que ſi termina? diſſe il Signor Marcheſe. Et io ri-
ſpoſi: mai non ſi termina; ma venendo a impic-
colirſi le ordinate a poco a poco, ſcorrono per
tutti gli ordini delle piccolezze infinite, ne mai ſi
incontran nel nulla; il quale non è in niuno di
quegli ordini, et è fuori di tutta la ſerie. E ſi-
milmente ſe voi levaſte ad una linea la ſua metà,
e a quel, che reſta, levaſte di nuovo la ſua metà,
e così procedeſte in infinito, componendo una.
ſerie di tutte le metà levate, ſarebbon le linee d’
una tal ſerie, l’ una dell’ altra, ſempre più pic-
ciole; e niuna però ne ſarebbe mai, la qual foſſe
nulla; eſſendo ognuna la metà della precedente
linea, ne potendo il nulla eſser metà di linea veru-
na. Et io credo, che di gran lunga ſi ingannin co-
loro, i quali penſano, che una coſa per impicco-
lirſi poſsa mai diventar nulla; e ſi immaginano,
che le coſe piccole ſieno più facili ad annientarſi,
che le grandi. Laonde anche ſi perſuadono, che,
ſe la natura voleſse ridurre una coſa a niente; do-
veſse prima a poco a poco rimpiccolirla, e condu-
cendola per una ſerie di infinite piccolezze far fi-
nalmente, che ſi incontraſse nel nulla; il qual-cammi-
no ſe la natura teneſse, non la ridurrebbe al niente
giammai; concioſiachè il niente non