Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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229205LIBRO II. in niuna ſerie di piccolezze, quali che eſſe ſieno.
E ſe voleſſe pur la natura ridur la coſa al nien-
te, biſognerebbe, che una volta la diſtruggeſſe
tutta ad un tratto, abbandonando tutti gli ordini
delle infinite piccolezze, e ſaltando, per così di-
re, fuor della ſerie.
Se quello è vero, che dite,
et a me par che ſia, diſſe allora il Signor Mar-
cheſe;
com’ è dunque, che i matematici van pur
tutto ’l dì nominando l’ ordinata zero, e fanno
intorno ad eſſa le dimoſtrazioni?
Ciò fanno, diſ-
ſi, perchè quell’ ordinata, che eſſi chiamano ze-
ro, non è veramente nulla;
ma per l’ infinita ſua
piccolezza credono di poterla traſcurare nelle
miſure comuni;
e cosi traſcurandola la fanno di-
ventar nulla nella lor mente.
Che ſe foſſe vera-
mente nulla in ſe ſteſſa, non potrebbono eſſi poi
averla per una lineetta compoſta di infinite altre,
come vedrete ch’ e’ fanno, maſſimamente nel cal-
colo differenziale.
Voi dunque nella ſerie delle
ordinate, che avete propoſta, ne troverete infini-
te, che ſaranno infinitamente piccole;
non ne tro-
verete niuna, che ſia veramente nulla.
E ſimil-
mente avverrà nella ſerie delle contuſioni, la quale,
come che proceda ad altre ed altre contuſioni ſem-
pre più piccole in inſinito, non però mai verrà ad
incontrarſi in una, che ſia perfettamente nulla,
come quella ſarebbe de corpi perfettamente du-
ri.
Laonde quantunque la legge della continui-
tà richiedeſſe, che l’ azione della forza viva, per
tener dietro alla ſerie delle contuſioni, ſi

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