Gallaccini, Teofilo
,
Trattato sopra gli errori degli architetti
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PARTE PRIMA
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ſenza qualche mala qualità d’aria. </
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preserve
">Tale era, ſiccome ſi ritrae da Varrone,
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quella parte della Gallia, che egli trovò di là dal Reno, come riferiſce Leon
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/>
Batiſta Alberti nel 4. </
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">Cap. </
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preserve
">del primo Libro dell’Architettura, e della ſteſſa con-
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/>
dizione è l’ Inghilterra, come racconta Ceſare: </
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">o che il terreno ſia privo d’
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lb
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acque, quale era il ſito della Città, che da Democrate ſi diſegnava di fabbri-
<
lb
/>
care ad Aleſſandro Magno nel monte Ato: </
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">o che il luogo eletto per fondarvi
<
lb
/>
la Città abbia intorno i campi magri, le colline nude di buona terra, e quel-
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lb
/>
la poca, che vi è, infruttiſera, e tutta ripiena di pietre, e di piante ſpinoſe,
<
lb
/>
ed inutili: </
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preserve
">ovvero che il ſito per natura non ſia forte, onde per ſe ſteſſo non
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/>
ſi poſſa difendere dalle offeſe de’nemici; </
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">benchè per arte ſi poſſa render forte;
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lb
/>
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preserve
">nondimeno è molto meglio la fortificazione, che ſi riceve dalla Natura, che
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con poco ajuto dell’arte, e con molto minore ſpeſa, ſi conduce a perfezione
<
lb
/>
conforme al biſogno: </
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preserve
">o che ſia in luogo troppo aſpro, e troppo malagevole a
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lb
/>
praticarvi, ſiccome era il ſito di quella Città, che Caligola aveva ordinato, che
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lb
/>
ſi fabbricaſſe ſopra le Alpi, luoghi, ove non ſi dee collocar Città, ſenza eſſer
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lb
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forzato da neceſſità alcuna. </
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preserve
">Sebbene, quando ei l’aveſſe edificata con buona forti-
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lb
/>
ficazione, e ben munita, eſſendo nei confini naturali dell’ Italia, ſarebbe ſtata
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lb
/>
una chiave, e un propugnacolo di eſſa, onde impedite le genti barbare, non ſareb-
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/>
bero più paſſate a danneggiarla, ed a ſoggiogarla: </
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echoid-s296
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preserve
">la qual coſa fu molto ben conſide-
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lb
/>
rata da Franceſco Petrarca, il quale quaſi preſago, pare, che abbia preveduto il
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molto danno, che ella ha ricevuto dal paſſo degli Oltramontani, che non ſolo
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lb
/>
hanno potuto ſaccheggiarla, ma dominarla, e porla ſotto un duro, e perpetuo
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lb
/>
giogo, che ancora ſi mantiene ai tempi noſtri; </
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preserve
">e però diſſe figuratamente nomi-
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lb
/>
nando una parte dei popoli ſtranieri in vece di tutti: </
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preserve
">Ben provvide Natura al noſtro ſtato,
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lb
/>
Quando dell’ Alpi ſchermo
<
lb
/>
Poſe fra noi, e la Tedeſca rabbia.</
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">
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Ma forſe non è piaciuto a Dio, che all’Italia ſia ſucceduta cotanta ventura. </
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preserve
">La
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lb
/>
qual coſa è ſtata poi imitata con traverſamento di muraglia da’popoli della China
<
lb
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nei confini dei loro Stati, per chiudere il paſſo alle incurſioni ſtraniere. </
s
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<
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preserve
">E ſicco-
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/>
me racconta il ſopraddetto Alberti nel X. </
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preserve
">Libro dell’ Architettura nel medeſimo
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/>
Capitolo, Artaſerſe fra ſe, e il nemico fece una foſſa larga ſeſſanta piedi preſſo
<
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/>
all’Eufrate, e lunga diecimila paſſi. </
s
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">E i Ceſari, fra i quali fu Adriano, fecero
<
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/>
un muro per l’ Inghilterra lungo ottantaquattro miglia, col quale diviſero i cam-
<
lb
/>
pi dei Barbari da quelli dei Romani. </
s
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<
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preserve
">Antonino Pio fabbricò nell’ Iſola medeſima
<
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/>
un muro di piote, cioè di zolle di terra. </
s
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preserve
">Severo dipoi a traverſo dell’Iſola da
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un capo all’altro fino al mare fece un argine di centoventiduemila paſſi. </
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">Appreſ-
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/>
ſo la Margiana Provincia dell’India, Antioco Sotero, dove edificò Antiochia,
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cinſe la provincia intorno d’un muro lungo quindicimila ſtadj: </
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">e Seſoſtri lungo
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l’Egitto verſo l’Arabia, fece un muro da Peluſio ſino alla Città del Sole. </
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preserve
">O fi-
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nalmente il ſito ſia paludoſo, vicino a ſtagni, a lagune, e acque ferme, putri-
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/>
de, ed immonde, e a luoghi minerali. </
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">Negli edificj pubblici talvolta ſi veggono
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/>
errori di grandiſſima conſiderazione, come quando ſi fabbricano Porti non molto
<
lb
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capaci, nè ſicuri dai venti, non forti, fatti di mala ſtruttura, mal fondati, faci-
<
lb
/>
li a riempirſi di rena, di terra, o d’immondezze, ſiccome ſono i Porti di Na-
<
lb
/>
poli, e d’Ancona, i quali, quando vi ſi uſaſſe diligenza in vuotargli, e riſtau-
<
lb
/>
rargli, ſarebbero migliori, e più capaci; </
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">in uno d’eſſi, cioè in quel d’Ancona
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eſſendovi naturalmente il difetto del Monte di San Ciriaco, che gli ſta a cavalie-
<
lb
/>
re, ed acquiſtando maggior luogo. </
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">Ma quello di Napoli ſi renderebbe migliore,
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/>
qualora gli ſi cambiaſſe il Sito. </
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">Così ancora quando un Ponte aveſſe poco fon-
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do, o non riuſciſſe comodo alla Città, preſſo la quale foſſe collocato: </
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preserve
">o quando
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lb
/>
ſi faceſſe non iſcegliendoſi comodo luogo alle ſtrade, e quando il letto del fiume
<
lb
/>
e le ſponde, non hanno ſaldezza alcuna, ſicchè non ſi poſſan difendere dallo
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lb
/>
ſcalzamento fatto dalle acque correnti, dal calcamento cagionato dal peſo, mo-
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lb
/>
vendoſi il terreno inumidito, il quale forza la muraglia poſtagli ſopra ad </
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