Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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230206DELLA FORZA DE’ CORPI taſſe in tutte egualmente, eziandio nelle infinita-
mente piccole;
non per ciò richiederebbe, che el-
la doveſſe anche eſercitarſi nella contuſione de cor-
pi perfettamente duri, la quale eſſendo veramen-
te nulla, non entra, ne può entrare in quella ſe-
rie.
E chi voleſſe ſupporre tali corpi, e diceſſe,
niente eſercitarſi nel loro incontro la forza viva,
non offenderebbe in niun modo la legge della
continuità.
Eſſendomi io qui taciuto non meno,
che il Signor Marcheſe di Campo Hermoſo;
man-
co male, diſſe il Signor D.
Serao, che queſto gio-
vane ha ſtudiata la dialettica in Alcalà ;
ne men
vi volea per tener dietro alle voſtre ſottigliezze.
Ma tante già ne avete dette, che la Signora Prin-
cipeſſa ne ſarà ſazia, e vorrà bene, che voi venia-
te all’ altra parte della voſtra propoſta.
Queſte
ſottigliezze, diſſe la Signora Principeſſa, mi ſo-
no piaciute, perchè potrebbono anche eſſer ve-
re.
Ne però meno mi piacerà, che ſi venga all’
altra parte, che voi dite.
Qual è? diſſi io allora.
Voi diceſte, riſpoſe il Signor D.
Serao, che ſup-
ponendoſi i corpi duriſſimi, e dicendoſi, che la
forza viva niente ſi eſerciterebbe nel loro incon-
tro, ciò nulla offenderebbe la legge della conti-
nuità;
e di queſto avete già favellato abbaſtanza;
forſe anche troppo.
Aggiungeſte poi, che quand’
anche quella ſuppoſizione foſſe contraria alla leg-
ge della continuità, pur non ſarebbe da rifiutar-
ſi;
eſſendo lecito ſecondo voi formar talvolta ſup-
poſizioni contrarie alle leggi ſteſſe della

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