Quel Ricci nonostante era uomo di così perfetto giudizio da cono
scer quanto decoro sarebbe sopraggiunto all'Italia, e quanto se ne
sarebbe avvantaggiata la scienza dal partecipare insieme gli studi con
gli stranieri. Volle perciò che la nostra del Cimento corrispondesse
coll'Accademia di Francia, e vi riuscì col mandare al Thevenot la
relazione dell'esperienza del fumo nel vuoto. Il Thevenot stette
alquanto, ma poi rispose che era stata straordinariamente adunata
l'Accademia parigina, a fine di partecipare a que'signori l'esperienza
graziosissima venuta di Firenze. (Ivi, Cim. T. XVII, c. 81).
scer quanto decoro sarebbe sopraggiunto all'Italia, e quanto se ne
sarebbe avvantaggiata la scienza dal partecipare insieme gli studi con
gli stranieri. Volle perciò che la nostra del Cimento corrispondesse
coll'Accademia di Francia, e vi riuscì col mandare al Thevenot la
relazione dell'esperienza del fumo nel vuoto. Il Thevenot stette
alquanto, ma poi rispose che era stata straordinariamente adunata
l'Accademia parigina, a fine di partecipare a que'signori l'esperienza
graziosissima venuta di Firenze. (Ivi, Cim. T. XVII, c. 81).
I consigli e le risoluzioni prese dal Ricci non potevano non
esser conformi alle intenzioni del principe Leopoldo, il quale era
intanto egli stesso entrato in relazione scientifica con uno de'più
celebri e dotti uomini, che dimorassero allora in Parigi, Ismaele
Bullialdo. Il Bullialdo poi introdusse in queste relazioni un altro
non men celebre e dotto uomo, che dall'Aja frequentava Parigi,
Cristiano Hugenio, e ciò fu a proposito della celebre controversia
sulla priorità dell'applicazione del pendolo all'orologio. Benchè dallo
zelo un po'troppo ardente, con che intendeva il Vivìani d'esaltar
Galileo, l'altero Barone di Zulichemme sentisse qualche disgusto,
nonostante ei dovette dar pace e sentirsi anzi grato dell'accoglienze
che, fra i nostri Accademici, ebbero le sue dottrine e le sue sco
perte. Il Viviani stesso, non sappiamo se per suo diporto o se per
servizio de'Principi, dava mano a tradurre l'Astroscopia, o la Nuova
arte di osservare le stelle (MSS. Gal. Disc. T. CXXXVIII, c. 124-47),
e per ordine espresso del Serenissimo Cardinale Leopoldo, faceva
un sunto, da leggersi nell'Accademia, di una Relazione intorno ad
alcune osservazioni fatte dall'Hugenio a Parigi, il dì 12 Maggio 1667,
di un alone o corona apparsa in quel giorno intorno al sole. (ivi,
T. CXXXIII, c. 135-44). Il Viviani altresì riferiva agli Accademici
suoi colleghi la nuova costruzione del canocchiale ugeniano, e i
primi tentativi e le speranze concepute dall'Olandese d'aver trovato
il modo di acromatizzare le lenti. E il sistema Saturnio chi sa quante
contradizioni ancora avrebbe patito, se le ingegnose macchine im
maginate e descritte dal Borelli, non avessero fatto quasi scender
dal cielo il lontano pianeta, e rappresentarsi agli Accademici e agli
stessi più volgari spettatori, sott'occhio.
esser conformi alle intenzioni del principe Leopoldo, il quale era
intanto egli stesso entrato in relazione scientifica con uno de'più
celebri e dotti uomini, che dimorassero allora in Parigi, Ismaele
Bullialdo. Il Bullialdo poi introdusse in queste relazioni un altro
non men celebre e dotto uomo, che dall'Aja frequentava Parigi,
Cristiano Hugenio, e ciò fu a proposito della celebre controversia
sulla priorità dell'applicazione del pendolo all'orologio. Benchè dallo
zelo un po'troppo ardente, con che intendeva il Vivìani d'esaltar
Galileo, l'altero Barone di Zulichemme sentisse qualche disgusto,
nonostante ei dovette dar pace e sentirsi anzi grato dell'accoglienze
che, fra i nostri Accademici, ebbero le sue dottrine e le sue sco
perte. Il Viviani stesso, non sappiamo se per suo diporto o se per
servizio de'Principi, dava mano a tradurre l'Astroscopia, o la Nuova
arte di osservare le stelle (MSS. Gal. Disc. T. CXXXVIII, c. 124-47),
e per ordine espresso del Serenissimo Cardinale Leopoldo, faceva
un sunto, da leggersi nell'Accademia, di una Relazione intorno ad
alcune osservazioni fatte dall'Hugenio a Parigi, il dì 12 Maggio 1667,
di un alone o corona apparsa in quel giorno intorno al sole. (ivi,
T. CXXXIII, c. 135-44). Il Viviani altresì riferiva agli Accademici
suoi colleghi la nuova costruzione del canocchiale ugeniano, e i
primi tentativi e le speranze concepute dall'Olandese d'aver trovato
il modo di acromatizzare le lenti. E il sistema Saturnio chi sa quante
contradizioni ancora avrebbe patito, se le ingegnose macchine im
maginate e descritte dal Borelli, non avessero fatto quasi scender
dal cielo il lontano pianeta, e rappresentarsi agli Accademici e agli
stessi più volgari spettatori, sott'occhio.