Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752
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232208DELLA FORZA DE’ CORPI ge della natura, a prima viſta non mi ſpaventi,
parendomi, che non poſsa naſcerne, ſe non di-
ſordine e conſuſione.
Il Padre Riccati, diſse qui-
vi il Signor D.
Niccola, ne è in grandiſſimo ti-
more ancora egli, prevedendo ruine ſpaventevo-
li.
Quali ruine? diſse la Signora Principeſsa; a
cui riſpoſe il Signor D.
Niccola: dice il Padre
Riccati, ſe non m’ inganno, alla pagina 343.
(acciocchè non ſia queſti quel ſolo, che ſi ricor-
da le pagine) che ſe una ſola legge della natu-
ra veniſse meno, gli parrebbe che l’ univerſo ſi
ſconvolgeſse, e ritornaſse toſto nel caos.
E ſe
alcun’ uomo aveſse pur l’ ardimento di ſuppor-
re tal coſa, mancherebbongli di preſente i prin-
cipj della ragione, ne avrebbe più modo ne via
di ſtabilire più toſto una concluſione, che un’ al-
tra.
Voi vedrete queſti timori, leggendo il dia-
logo decimo.
Io non ſon tanto pauroſa, diſſe la
Signora Principeſſa, quanto è il Padre Riccati;

il quale non potrà mai decidere, ſe una coſa, la
qual ſia fuori delle leggi della natura, ſia però in
ſe ſteſsa poſſibile;
perciocchè non arriſchiandoſi
di ſupporla, non potrà mai eſaminarla.
In fatti,
diſse il Signor D.
Niccola, egli non vuol ne con-
cedere, che i corpi perfettamente duri ſieno poſ-
ſibili, ne negarlo;
e come giunge a queſto luo-
go, ſi umilia, e venera i conſigli della divina ſa-
pienza, e laſcia ai preſontuoſi il quiſtionare ſopra
l’ incontro di due corpi duriſſimi.
Se queſta è pre-
ſunzione, diſſe la Signora Principeſsa, io ho

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