Tartaglia, Niccolo, Quesiti et inventioni diverse, 1554
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1ouer capitoli di quello di coſa, e cubo egual à numero. Et che ſe pur quella li ſapeſſe ri­
ſoluere, che molto piu facilmente ſoluereſti il capitolo di coſa è cubo egual à numero,
& queſto è quanto che ho detto al libraro.
Ma per quanto poſſo conſiderare uoſtra Ec
cellentia molto deſidera di far conoſcere con meco la ſua ſofficientia, ilche eſſendo, ſe io
fuſſe ben certo di reſtar perdente, non uoglio rifiutare tal inuito, cioe di deponere cir­
ca cio li detti ducati.
100. & ueniro perſonalmente per fina à Millano, ſe quella non
uorra uenire à Venetia.
Quarto quella dice, che mi accuſa d'uno errore fra glialtritroppo manifesto, nel
mio libro, detto nuoua ſcientia, nella quinta propoſitione del primo libro, perche in
quella conchiudo, che niun corpo egualmente graue, poßi andare per alcuno ſpacio di
tempo, ouer di luoco, di moto naturale, & uiolente inſieme miſto, & dite che tal pro­
poſitione è falſißima, & contra ogni ragione, & iſperientia naturale, & che il mio
fondamento con il quale approuo la detta propoſitione, uoi dite, ch'eglie piu ſtorno
aſſai, che non fu la riſpoſta, che io deti al libraro, circa à cio quella adduce molte ſue
ragioni contra à tal mia propoſitione.
Et per tanto circa à queſta uoſtra quarta accuſa ue riſpondo, & dico, che le uoſtre
ragioni, & argomenti per uoi adutti à deſtruttione di tal mia quinta propoſltione ſono
tanto deboli, & mal conditionati, che una femina inferma ſaria ſofficiente à sbatterli
per terra, perche ſe la concluſione della detta mia quinta propoſitione è falſa, eglie ne­
ceſſario, che li ſuoi primi principij ſtano falſi, ouer amente che alcuna delle ſue premeſ­
ſe propoſitioni, con le quale ſe dimoſtra la detta quinta ſia falſa, la qual coſa eſſendo uoi
doueti pur ſapere, che l'officio del perito medico ſi è de inueſtigare con ſomma diligen­
tia la cauſa principale de ogni infirmita, che gli occorra alle mani, & ritrouata quella,
anchora con ſomma diligentia di cercare piu di opponere, ouer di curare la detta cauſa
principale, che di opponere, ouer di cur are li ſuoi tristi effetti, perche rimoſſa che ſia
la cauſa de neceßita, ſaranno rimoßi anchora tutti li ſuoi triſti effetti. E pero uo­
lendo uoſtra Eccellentia opponere, ouer arguìre contra à tal mia quinta propoſitione
quella doueua primamente opponere, ouer arguire ſopra alli ſuoi primi principij, oue­
ramente ſopra ad alcuna di quelle promeſſe propoſitioni, con le quale io conchiudo la
detta quinta propoſitione (come fondamento, & cauſa principale di tal effetto) per­
che ſe uoi haueſti potuto diſtruggere il fondamento con qualche ſofiſtice ragioni tutta
la fabrica ſaria andata per terra, mauoi credendoui di dimostrarue à me miracoloſo
con tale uoſtre ridicoloſe oppoſitioni, ue ſeti dimoſtrato, non uoglio dire, un grande
ignorante, come haueti detto à me, ma un'huomo di poco giudicio.
Et perche V. Eccellentia dice, che me ha per iſcuſo, trattando de artegliarie, che è po
co mio meſtiero, anchor che me ſia ingegnato di dire circa a tal arte qualche bella coſa.
Circa à queſta particolarita ue riſpondo, & dico, che me diletto de nuoue inuentio­
ni, & di trattare, & parlare de coſe, che altri non habbia trattato, ne parlato, & non
me diletto di far, come fanno alcuni, che empiono li ſuoi uolumi di coſe robate da que­
sto, & da quell'altro autore.
Et quantunque à parlare delle artegliarie, et lor tiri non
ſia coſa molto honoreuole in ſe, pur per eſſer una materia nuoua, & di non poca ſpecu
latione, me apparſo di parlarne alquanto, & circa cio al preſente dago fuora due ſor-

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