1d'innesto, il quale non è altro poi che un far concorrere insieme
due virtù coniugate a produrre un unico effetto.
due virtù coniugate a produrre un unico effetto.
L'innesto, di che si tratta, fu quello appunto che si fece in
quel tempo con tanto felice riuscita fra la Fisica e la Matematica.
Non si vuol già dir per questo che fosse, nel secolo precedente,
sconosciuto un tale efficacissimo connubio: aveva anzi Galileo mi
rabilmente promossa la scienza, insegnando a interpretar, per mezzo
delle Matematiche, i Misteri della Natura, e il Castellì aveva dimo
strato già come si dovesse trattar del moto delle acque, con rigo
roso ordine di Geometria. Ciò però non vuol dir altro, se non che,
da'due grandi Maestri della Scienza del moto de'gravi e delle Acque
correnti, s'eran felicemente coniugate insieme, nel secolo XVII, la
Fisica e la Geometria. Non però s'erano coniugate la Fisica con
la Matematica, per la quale non s'intende solo la Geometria, ma
la Geometria coniugata essa stessa coll'Algebra, ossia quell'Analisi,
che la Scuola galileiana non conobbe, nè volle poi riconoscere, abor
rendo dal parteciparne come da contagiosa merce straniera.
quel tempo con tanto felice riuscita fra la Fisica e la Matematica.
Non si vuol già dir per questo che fosse, nel secolo precedente,
sconosciuto un tale efficacissimo connubio: aveva anzi Galileo mi
rabilmente promossa la scienza, insegnando a interpretar, per mezzo
delle Matematiche, i Misteri della Natura, e il Castellì aveva dimo
strato già come si dovesse trattar del moto delle acque, con rigo
roso ordine di Geometria. Ciò però non vuol dir altro, se non che,
da'due grandi Maestri della Scienza del moto de'gravi e delle Acque
correnti, s'eran felicemente coniugate insieme, nel secolo XVII, la
Fisica e la Geometria. Non però s'erano coniugate la Fisica con
la Matematica, per la quale non s'intende solo la Geometria, ma
la Geometria coniugata essa stessa coll'Algebra, ossia quell'Analisi,
che la Scuola galileiana non conobbe, nè volle poi riconoscere, abor
rendo dal parteciparne come da contagiosa merce straniera.
Vincenzio Viviani, in una di quelle sue prefazioni, o meglio,
in uno di quegli abbozzi di scritture, che dovevan poi ridursi a
servir di prefazione a quello e quell'altro libro del suo Sogno Idro
metrico, scritto in tempo che l'analisi, appresso gli stranieri e
specialmente i Francesi, era largamente e utilmente applicata; si
scusa del non essersene egli servito, nel trattar le sue quistioni
d'Idrometria, e dell'aver seguitato piuttosto l'antico metodo in
valso nella scuola galileiana, adducendo per sua ragione che se
l'Analisi, conferisce alla brevità, recide però i nervi, e rende anzi
impossibile, in trattar di soggetti fisici matematici, l'uso dell'elo
quenza. Senza dubbio, una pagina irta di segni algebrici, tutt'altro
che incantar con quella dilettevole armonia, che risuona ne'Dialoghi
delle Due Nuove Scienze, farebbe gittar via il libro a chi ama veder
il vero uscir fragrante di mezzo ai fiori del bello, e in ciò il Viviani
aveva ragione. Ma, come a tutti i vecchi avviene, era tenace troppo
degli usi antichi, e male secondava la gente nuova, anco per essere
straniera, la quale, al bello dell'eloquenza, preferiva la facilità, con
la quale la nuova Analisi dimostrava la stessa cosa. Chè, dove le
proposizioni di Galileo e del Torricelli e degli altri simili, prima
di concludere, divagavano la mente per lungo e faticoso discorso,
i nuovi Analisti, con pochi simboli, conducevan diritti, e veloci,
come saette, a coglier nel segno.
in uno di quegli abbozzi di scritture, che dovevan poi ridursi a
servir di prefazione a quello e quell'altro libro del suo Sogno Idro
metrico, scritto in tempo che l'analisi, appresso gli stranieri e
specialmente i Francesi, era largamente e utilmente applicata; si
scusa del non essersene egli servito, nel trattar le sue quistioni
d'Idrometria, e dell'aver seguitato piuttosto l'antico metodo in
valso nella scuola galileiana, adducendo per sua ragione che se
l'Analisi, conferisce alla brevità, recide però i nervi, e rende anzi
impossibile, in trattar di soggetti fisici matematici, l'uso dell'elo
quenza. Senza dubbio, una pagina irta di segni algebrici, tutt'altro
che incantar con quella dilettevole armonia, che risuona ne'Dialoghi
delle Due Nuove Scienze, farebbe gittar via il libro a chi ama veder
il vero uscir fragrante di mezzo ai fiori del bello, e in ciò il Viviani
aveva ragione. Ma, come a tutti i vecchi avviene, era tenace troppo
degli usi antichi, e male secondava la gente nuova, anco per essere
straniera, la quale, al bello dell'eloquenza, preferiva la facilità, con
la quale la nuova Analisi dimostrava la stessa cosa. Chè, dove le
proposizioni di Galileo e del Torricelli e degli altri simili, prima
di concludere, divagavano la mente per lungo e faticoso discorso,
i nuovi Analisti, con pochi simboli, conducevan diritti, e veloci,
come saette, a coglier nel segno.