Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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237213LIBRO II. tà, queſta legge però, quando ben foſse nella na-
tura, non ſarebbe altro, che una conſuetudine,
e levata eſsa, ne rimarrebbon dell’ altre, e reſte-
rebbon certamente gli aſſiomi, ne la ragione ver-
rebbe meno, ne il mondo perirebbe;
ſolamente,
ſuppoſti tali corpi, mancherebbe, come egli ar-
gomenta, la continuità;
ne queſto ſteſso potreb-
be egli argomentare ſenza ſupporli.
Sebbene che
giova fermarci in queſta controverſia, ſe prima
non ſi dimoſtri la continuità efsere veramente una
legge di natura?
Voi dunque negate, diſſe allora
il Signor D.
Serao, che le coſe, per inſtituto della
natura loro, traggano alla continuità.
Io nol
nego già, riſpoſi;
aſpetto che il mi dimoſtriate.
Ne voglio, che mi dimoſtriate, che la continui-
tà ſia un principio o un’ aſſioma;
a me baſta.
ſol tanto, che mi facciate vedere, che ella ſia.

una perpetua, e general conſuetudine.
Queſto,
diſſe il Signor D.
Serao, non è difficile a dimo-
ſtrarſi, ſe non quanto è difficile raccoglier qui
tutti gli eſempi, che trar ſi poſſono dalla meccani-
ca e dalla fiſica, ne quali apertamente ſi vede,
quanto ſia la natura coſtante oſſervatrice della con-
tinuità.
E per far vedere, diſſe quivi il Signor D.
Niccola, quanto la continuità regni in tutte le.

coſe, potrebbono anche trarſene innumerabili
eſempi dalla geometria.
Io credo, riſpoſe il Si-
gnor D.
Serao, che la geometria ſia ſtata la pri-
ma, che abbia ſcoperto la continuità alla mecca-
nica et alla fiſica;
le quali due ſcienze non

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