Gallaccini, Teofilo, Trattato sopra gli errori degli architetti

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237129DEGLI ARCHITETTI.
Sono queſti gli eſemplari prima di tutto delle fineſtre colle colonne poſte fuori
del
vivo, e piantate ſul falſo, come quelle, che ſono nel baſſo ſopra la facciata del-
la
Scuola di San Fantino, quelle alla Scuola di San Teodoro, e quelle della facciata
della
Chieſa di S.
Antonio di Caſtello: e parimente quelle, che ſi veggiono ſopra
la
facciata della Scuola grande di S.
Rocco: quelle ſopra la facciata della Cappella di
S
.
Niccolò ſopra la Corte di Palazzo; e finalmente quelle ſopra la facciata della Chie-
ſa
dello Spirito Santo.
Queſte ſon tutte fineſtre ornate di colonne, parte di tutta
rotondità
iſolate, altre di due terzi, ed altre quali più, quali meno;
tutte però po-
ſte
ſopra modiglioni, o menſole.
Tutte le diviſate ſpecie di fineſtre, come ſi vede
nel
ſottopoſto loro diſegno, moſtrano immediatamente la frivola loro ſuſſiſtenza, e
falſità
, perchè ſon prive del vero e poſitivo loro fondamento di ſtabile piantazione;
e tanto è vero, perchè reſtano eſpoſte ſenza ſuſſiſtenza, appoggiate ſopra il ſo-
do
, e reale eſſer loro.
Ciò non oſtante vi ſarà per avventura chi vorrà ſoſtenere in
contrario
, affermando, che queſti penſieri furono eſeguiti da celebri Architetti, e
che
queſti a petto a noi poſſon dirſi maeſtri;
e che ſolo in oggi ſi ha il talento di
voler
cenſurare le opere d’ Autori accreditati, che preſſo della gente ſono ſtimabili,
e
pregiate.
Riſponderei a ciò francamente, che le opere ſtimate, e degne d’ eſſere
conſiderate
ſono quelle ſole, che non hanno verun difetto, vizio;
e che ſe in
queſte
ſi rilevaſſero coſe tali, che patentemente ſi conoſceſſero difettoſe, ſarebbe, e
ſarà
ſempre bene il manifeſtarle, ed illuminare gli ſtudenti dell’Arte, perchè non
urtino
in tali debolezze.
Più che un uomo vive, trovaſi a portata di rilevare quel-
lo
, che altro uomo non conobbe, forſe, perchè in certi tempi non fi oſſervava con
tanta
eſattezza, o per dir meglio non ſi avevano tutte quelle nozioni, che ci ha
ſomminiſtrato
l’eſperienza;
ed è vero ciò, che dice il Palladio nel ſuo IV. Libro d’
Architettura
a carte 64.
, che eſſendo tutte le coſe umane in perpetuo moto, avvie-
ne
, che ora aſcendano al ſommo della loro perfezione, ed ora piombino nel bara-
tro
della loro più abjetta imperfezione.
L’Architettura, dic’egli, ai tempi dei no-
ſtri
Padri, ed Avi uſcita di quelle tenebre, nelle quali era ſtata lungamente come
ſepolta
, comincia a farſi veder di nuovo nella luce del Mondo;
imperciocchè ſotto
il
Pontificato di Giulio II.
Bramante, uomo eccellentiſſimo, fu il primo a porre in
luce
la bella e buona Architettura, che dagli Antichi fino al ſuo tempo era ſtata
naſcoſa
.
Così io replico preſentemente: e ſe finora non ſi è più che tanto oſſerva-
to
le irregolarità praticate nella retta Architettura, è venuto il tempo di riconoſcer-
le
, e d’avvertire, che ſi ſchivino pel decoro d’eſſa Arte nobiliſſima.
Così parimen-
te
dobbiamo confermare, riſpetto ai nicchj ornati di colonne, le quali, o ſoſtengano
la
cornice, fronteſpizio, o rimenato;
oppure fiancheggino il nicchio ſteſſo, o in co-
lonne
, o queſte appoggino ſul vivo, o molto più ſe ſien collocate ſopra modiglio-
ni
, menſole, o cartelle, come ſon quelle, che ſon poſte negl’ intercolunnj della fac-
ciata
della Chieſa di San Rocco:
ſia pertanto o nell’una, o nell’ altra maniera, ſon
ſempre
di proporzione ſregolata riſpetto alle ſteſſe ſtatue, le quali compariſcono me-
ſchine
, ed impoveriſcono grandemente la nobiltà d’eſſa facciata;
ovvero giungono
ad
uniformarſi alla ſteſſa ſtatua;
e ciò non corriſponde alla regolata armonica pro-
porzione
, che detta la formale retta Architettura.
Affinchè poi gli ſtudioſi reſtino
manifeſtamente
perſuaſi, propongo gli eſemplari anche dei nicchj con inſieme le co-
lonne
, e le ſtatue, non meno di quelle poſte ſul vivo, che di quelle poſte ſu i mo-
diglioni
;
e perchè da tutte queſte ben ponderate oſſervazioni poſſa ognuno reſtar
certificato
, che l’Architettura non ammette arbitrj fuor di ragione, quelli cioè, i
quali
, in vece d’ arricchirla, l’impoveriſcano aſſai, riducendola a ſtato di ſomma me-
ſchinità
.
Le colonne nell’ Architettura ſon quelle, che decorano, quelle che ſoſten-
gono
, e quelle anche, che a foggia di pilaſtri fortificano le fabbriche:
e queſte non
ſi
debbon porre, ſe non ſe per magnificenza e decoro, mai uſarle per giocolini,
cioè
, porne una grande, e accanto a queſta un’altra meſchina, quando ciò non foſ-
ſe
per ſoſtenere qualche nobile arcata entro lo ſpazio di colonne maggiori, e che così
richiedeſſe
il caſo della ſteſſa fabbrica:
ma per adornar nicchj mancano forſe modi
d’arricchirgli
fuori delle colonne?
No certamente; anzi il nicchio ornato d’ un ſolo
riquadro
, come appunto praticò l’ Amanati in un ſuo arco entro il Cortile del Pa-
lazzo
del Mantova in Padova, di cui eſpongo il diſegno eſatto, fa a maraviglia

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