Tartaglia, Niccolo, Quesiti et inventioni diverse, 1554

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Anchora io gli propoſi la ſottoſcritta questione per eſſermene ſtata propoſta quaſi
una ſimile ſotto mane da lui qual tenea <21> ragion fortißima, ma l'agunentai in difficult
Haggio una botta piena de uino puro, della quale ne cauo dui ſecchi, & la riempio
di acqua, & dapoi queſto ne recauò fuora dui altriſecchi, & la reimpio di acqua, & da
poi queſto ne recauo pur fuora dui ſecchi, & la riempio di acqua, & coſiuado faccian
do per fin al numero de.
6. uolte & fatto queſto in ultimo ritrouo, che in la detta bot­
ta era la mita uino, & la mita acqua, & gli adimandaua la tenuta della botta.
Quattro altri queſiti gli propoſi anchora in Algebra communa, quali non me ari­
cordo, come preciſamente diceuano.
Molti ue ne propoſe de aſſoluere geometrice, per
che lui non haueua alcuna ſcientia in tal operare, maſolamente pratica nelli numeri, li
quali non gli ho allamente, ma un'altra uolta con piu commodita, come detto, ue li man
daro, perche li andaro à tuor dal notaro.
Anchora uoſtra Eccellentia mi prega, che ui uoglia mandar la ſolutione di qualche
una delle uostre prime.
7. queſtioni, che mi portò il libraro. Certamente molto mi ma­
rauiglio, & ſtupiſco, hauendo quella hauuto tanto per male, per hauer io detto al li­
braro, che uoſtra Eccellentia non ſaperia riſoluere tai propoſitioni, & hauendoſi poi
quella con tanta arrogantia auantato, che lei li ſapeua riſoluere auanti, che maeſtro
Zuane ſapeſſe numerar fina à.
10. & che anchora me richiedeti, che ue le debbia riſol­
uere, ma tengo, che uoi non ue aricordati di quello, che hauueti detto nel principio del
la uoſtra lettera, non altro.
In Venetia alli. 18. Febraro. 1539.
Nicolo Tartaglia
QVESITO. XXXIII. FATTO CON VNA
lettera dalla eccellentia de meſſer Hieronimo Cardano
l'Anno. 1539. Adi. 19. Marzo.
MESSER HIER ONIMO. Meſſer Nicolo mio carißimo ho riceuuto
una uoſtra lettera aſſai longa, la quale quanto piu è ſtata longa, tanto piu me
piacciuta, & uorria fuſſe ſtata doppia, tanto ne ui penſate, che le mie mordente paro­
le ſiano procedute, ne da odio non eſſendogli cauſa, ne da maligna natura facendo io be
ne doue poſſo, piu preſto, che male, eſſendo aſſueto nell eſſercitio mio del medicare,
che porta queſto, ne manco ſon moſſo da inuidia, perche ſe uoiſeti, o eguale, o menore,
non ne ho cauſa ſe ſeti maggiore in queſt'arte debbo cercare di agguagliarue, & non
de dirne male, oltra di cio l'inuidioſo maledice in abſentia, & non in preſentia, ma io
ſcriſſe queſto per eſcitarui à reſcriuere, giudicandoui di pelegrino ingegno, come ſeti
per relatione de meſſer zuan Colle, il quale è ſtato qua, & hauendolo io molto fauori­
giato, & fattogli appiacere, ſecondo il mio potere, donde che lui ui faceua aſſai bene,
& haueua anchora in diſſegno di laſſarui una mia lettura, ma lui ſi portò ingratamen­
te, dicendo male priuatamente, & publicamente, & inuitandomi fuora di propoſito,
con cartelli, & ſcritture, la qual coſa non riuſcendoli à ſuo modo, che di una petitione
hebbe.
3. ſolutioni, una di Euclide, l'altra di Ptolomeo, l'altra di zebber, ſi confuſe tal­
mente, che ſi parti per diſperato, & laſſo una ſcuola de forſi.
60. ſcolari, dilche me ne

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