Gallaccini, Teofilo, Trattato sopra gli errori degli architetti

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240132OSSERVAZIONI SOPRA GLI ERRORI
Conſiderazioni ſopra l’ abuſo di porre le colonne per ornato delle fineſtre, enicchj
con ſtatue poſte ſu i modiglioni, cornici, o menſole, fuori del vivo.
Oltre il da noi oſſervato finora, merita alcun rifleſſo l’ introdotto abuſo da certi
Architetti, che per certa loro bizzarria preteſero d’arricchire l’ Architettura con ag-
giungere quello, che la immeſchiniſce, e che le toglie la ſua nobiltà, e bellezza.
Io ho oſſervato in fatti così eſſerſi praticato in varj luoghi, e praticarſi tuttora: e
dopo d’aver conſiderato sì fatti abuſi diſpoſti in varie forme, cioè, ove pilaſtri, ove
mezze colonne rotonde, e molti formati di tutto l’intero diametro di colonna, pre-
tendendo in tal guiſa di dar molto garbo allo ſteſſo nicchio.
Di tali fineſtre, e di tali nicchj ſe ne contano molti, come ſi può rilevare dagli
eſpoſti diſegni, che moſtrano il loro eſſere ſcorretto e vizioſo, eſſendo tali fineſtre,
e nicchj poſti in aria fuori del vivo, che compariſcono Capitelli da ragazzi attac-
cati poſticci alla muraglia.
Il punto conſiſte adunque nel vedere, ſe tali nicchj, o fineſtre ornate in tal gui-
ſa abbiano tutta la relazione e corriſpondenza col rimanente della fabbrica;
oppure
ſcemino, e impiccioliſcano la maeſtoſa comparſa del ſuo maeſtoſo aſpetto naturale
e vero.
In fatti riflettendo alla meſchinità delle colonne poſte per fiancheggio dei
nicchj, e confrontate con le ſtatue d’eſſi nicchj, appariſce chiaramente, che l’ una
non conviene in proporzione coll’altra, anzi ſi ſcuopre aſſai volte, che è maggiore
la ſtatua della colonna.
Queſto ſolo baſta per ſovvertire il buon ordine, e per im-
picciolire la fabbrica, togliendole quella ſimmetria, e convenienza di buona compar-
ſa, che ſe le aſpetta:
concioſſiachè oggi non ſiamo più allo ſcuro delle riſpettive
loro proporzioni, come allorchè, al riferir di Vitruvio, furono rilevate le prime mi-
ſurando la pianta del piede virile, e venne fatto di quella groſſezza il fuſto da baſ-
ſo della colonna, levando ſei fiate in altezza da terra, compreſo il ſuo capitello.
Quindi ſi paſsò con maggiore avvedutezza, e garbo a ricavare moduli più riſtretti,
per render le colonne ſteſſe più ſvelte, e leggiere, come ci deſcrive il Ruſconi nel
ſuo Comento di Vitruvio.
Riflettendo ora a quanto ſi è detto, non potrà mai eſ-
ſer proporzione delle colonne quella, che s’agguagli alle ſteſſe ſtatue;
nemmeno quel-
la, che le ſtatue ſorpaſſino le medeſime colonne;
ma bensì, che i nicchj della fab-
brica ſieno formati di parti grandi e maeſtoſe, ſicchè le colonne principali abbiano
conveniente uniformità con tutto il rimanente della fabbrica, come appunto rieſco-
no quelle, che ſon poſte alle fineſtre, ed ai nicchj:
dove ſe queſte ſono di meſchi-
na ſigura, impoveriſcono l’Architettura.
Nè vale il dire, che altri pure così fecero,
e ſu tali eſempj ſi poſſa continuare a far lo ſteſſo;
perch’io riſpondo, che chi lo ſe-
ce, fece ſempre male, e che ciò, che è mal fatto, ſi dee ſchivare, e non imitare.
Non fo parola di tutte quelle, che ſi vedono eſeguite nei depoſiti poſti di contro le
muraglie, che non fanno figura, che di ſemplici tele rappreſentanti le geſta, e me-
morie dei trapaſſati, le quali coſe non ſi poſſono ſpiegare realmente, ſe non ſe con
qualche progettura, e licenzioſità di ſporti, poſti ſopra modiglioni, o menſole, per-
chè non appoggiano in terra, ma ſtanno ſemplicemente raccomandate alla muraglia;
nè di queſte niuno chiede conto; ma ſi parla ſoltanto di quelle, che ſono, e debbon
eſſere uniformi alla vera, e reale Architettura, ſtrettamente congiunte, e legate, come
appunto eſſer dovrebbero le ſopraccennate.
E’una vergogna, che laſcinſi correre tali ſcorrezioni e ſconcerti in quell’Arte, che
vuole il grandioſo e poſitivo ſuo carattere ſempre coſtante, lontano da ſciocchezze.
E
ſe alcuno vi foſſe, che voleſſe ſoſtenere, che tali ſcherzi ſon fatti per arricchire, e a-
dornare l’Architettura, riſponderei, che può farſi tutto quello, che è capace di no-
bilitarla, ma opportunamente, ed in modo, che la ſteſſa non venga ſconcertata, nè
impicciolita con tritumi, e bagattelluzze, che le ſono contrarie, e che furono, e ſa-
ranno perpetuamente diſapprovate.
Il Palladio vero maeſtro in queſt’ Arte ci avverte nel ſuo 1. Libro d’ Architettura a
carte 6, dicendo ſulle tracce medeſime di Vitruvio, che nelle fabbriche debbonſi con-
ſiderare tre coſe, cioè, l’ utile, o ſia la comodità, la perpetuità, e la bellezza, non
potendoſi dire perſetta quell’Opera, che ſoſſe mancante;
e nemmeno dire con ragio-
nevolezza, che una tal fabbrica faccia comparſa d’un corpo ben compoſto, e perſet-
to:
imperciocchè ciò dir non ſi può, ſe in eſſo un membro all’altro non corriſpon-
da.
Ciò poſto per indubitato, come ſi potranno approvare queſte tali fineſtre, e que
ſti nicchj così fuor di regola, ornati di colonne poſte ſopra i modiglioni, o cartelle,

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