Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1l'occhio compresso era molto favorevole all'ipotesi delle onde eteree
(quaest.
XVI), ma poi nella Questione XXVIII promuove contro
quella stessa ipotesi alcune difficoltà, la principale delle quali è
questa: Se la luce si diffondesse in onde, come il suono, dovrebbe,
a somiglianza di questo, insinuarsi anco dietro gli ostacoli, come si
pruova del suono delle campane, che si sente anco al di là di un
monte “ At lumen nunquam compertum est vias incurvas ingredi,
nec sese in umbram inflectere (quest.
XXVIII). Volle forse perciò
il Newton asserir la verità di quel moto vibrante della luce, a cui
applicò i teoremi dimostrati in fine del suo I Libro dei Principii?
Ecco quel che egli si contenta di dire, nella XXIX Questione: “ An
non radii luminis exigua sunt corpuscula a corporibus lucentibus
emissa?
Parimenti intorno all'origine e a'fenomeni presentati dalla coda
delle comete, non ha appena il Newton accennato alla sua ipotesi,
che cioè sia quella coda una esalazione fumosa del corpo della stessa
cometa, respinta per circumpulsione dal centro del Sole, come i
nostri fumi si vedono esser respinti dal centro della Terra; che
egli tosto soggiunge: “ Ceterum rerum naturalium causas reddere
non est huius instituti ” (Opusc.
Lausannae 1744. T. II, pag. 58).
Che poi il Newton prosegua veramente i metodi stessi di Ga­
lileo non vorremmo dedurlo dal citar ch'ei fa il nome di lui così
spesso e con amore.
Quelle citazioni anzi rivelano che il Filosofo
inglese non attinse le dottrine del Nostro, alla loro sorgente.
Così
per esempio, dop'avere stabilito, per prima legge del moto, l'inerzia
della materia e gli effetti proporzionali alle forze motrici, col pa­
rallelogrammo delle forze posto per corollario di quelle stesse leggi,
soggiunge: “ per leges duas primas et corollaria duo primo, Galileus
invenit descensum gravium esse in duplicata ratione temporum.
(Principia, ibi, pag.
45). Ma Galileo tenne, in dimostrare quel teo­
rema, altri metodi.
Quello accennato ivi dal Newton è il metodo
dell'Huyghens, da cui il Newton stesso par che attingesse le dot­
trine galileiane.
Vorremmo dire piuttosto che nel Professore di
Cambridge si trasfuse lo spirito del Professore di Padova, il quale
vi trovò gli organi più acconci al suo perfezionamento, e più adulte
ed esercitaie le membra.
D'onde avesse i primi aliti quello spirito, i nostri Lettori lo
sanno, e la Filosofia neutoniana segnalò la più compiuta vittoria,
che, sopra Aristotile, abbia conseguita Platone, sul campo della
scienza.
La Filosofia peripatetica, nuovamente apparita a sedurre

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