Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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249225LIBRO II. za per perſuadermi, che poſſa un corpo eſtrema-
mente
roſſo eſſer viciniſſimo ad’ un’ altro eſtre-
mamente
verde, così che dal roſſo ſi venga al ver-
de
ſenza paſſare per li colori frappoſti.
E lo ſteſ-
ſo
potrei ſimilmente dire di tutte le altre qualità.
Perchè non potrebbe un corpo oltremodo duro
per
alcun’ accidente eſſere viciniſſimo ad’ un’ altro
ſommamente
molle;
et uno denſiſſimo ad un rariſſi-
mo
?
Ne accade che voi vi affatichiate di addurre i
mille
eſempi, in cui chiara appariſca la continuità;

perchè
io non nego, che la continuità non ſi oſ-
ſervi
in moltiſſime opere della natura;
ne potreb-
bon
però i mille eſempi dimoſtrarla evidentemen-
te
, e metterla fuori d’ ogni dubio;
ſolamente le
acquiſterebbono
una qualche probabilità.
Ne quel-
li
ſorſe, diſſe quivi il Signor D.
Serao, che ſoſten-
gono
la continuità, l’ hanno per coſa evidente;

baſtando
loro, che ſia molto probabile.
Ma voi
vorreſte
l’ evidenza per tutto.
Io non vorrei già,
riſpoſi
, l’ evidenza per tutto, ſapendo beniſſimo,
che
ſon molte coſe, in cui non poſſiamo ſperarla.

Vorrei
bene, che le coſe evidenti foſſero pi-
gliate
, come evidenti, e le probabili, come pro-
babili
.
Il che ſe tutti faceſſero, non ſarebbon tan-
ti
, quanti ne ſono, i quali rifiutano un ſiſtema, d’
altronde
comodiſſimo, per queſto ſolo, che egli ſi
oppone
ad un principio, che eſſi amano, e che al-
tro
non è ſe non probabile;
perciocchè o il ſiſte-
ma
par loro comodo, e ſe è così, il principio dee
cedere
, e dargli luogo, ceſſando per allora d’

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