250226DELLA FORZA DE’ CORPI
ſer probabile;
o il ſiſtema non è ne comodo ne
adattato agli effetti, ed egli allora dee riſiu-
tarſi per queſto, non perchè ſi opponga a quel
tale principio. E certo che, quanto a me, io non
rifiuterei un ſiſtema, il qual mi ſpiegaſſe comodiſ-
ſimamente tutti gli effetti, per queſto, che incor-
reſſe talvolta in qualche diſcontinuità; e più toſto
che rigettare il ſiſtema per ritenere la continuità,
rigetterei la continuità per ritenere il ſiſtema. E
quelli, che fanno il contrario, parmi, che abbia-
no la continuità per più che probabile. Io non ſo
quello, diſſe qui il Signor D. Serao, che tutti fan-
no. So bene che io ho udito molti, che ſoſtene-
vano la continuità non altro che come coſa aſſai
veriſimile; e dicevano di valerſene per non avere
alcun’ altro principio più certo; e in ciò moſtra-
vano una modeſtia grandiſſima. Vedete, riſpoſi,
non foſſer di quegli (che moltiſſimi n’ ha) i quali
cominciano con gran modeſtia, e finiſcono con
gran baldanza. Perchè conoſcendo la debo-
lezza de’ principj loro, cominciano col propor-
li umilmente: egli ſi par veriſimile: facile coſa è
da concederſi: ſembra che il buon ſenſo detti; e
tanto van dietro i pauroſi con quelle forme piene
di modeſtia e di umiliazione, proteſtando pure di
non ſaper nulla di certo, che è uno sfinimento ad
udirli; procedendo poi oltre col diſcorſo, depongo-
no tutta l’ umiltà a poco, a poco, e ſtabiliſcono final-
mente le conſeguenze loro con tanto orgoglio,
quanto appena ſi comporterebbe ad’ un geometra;
adattato agli effetti, ed egli allora dee riſiu-
tarſi per queſto, non perchè ſi opponga a quel
tale principio. E certo che, quanto a me, io non
rifiuterei un ſiſtema, il qual mi ſpiegaſſe comodiſ-
ſimamente tutti gli effetti, per queſto, che incor-
reſſe talvolta in qualche diſcontinuità; e più toſto
che rigettare il ſiſtema per ritenere la continuità,
rigetterei la continuità per ritenere il ſiſtema. E
quelli, che fanno il contrario, parmi, che abbia-
no la continuità per più che probabile. Io non ſo
quello, diſſe qui il Signor D. Serao, che tutti fan-
no. So bene che io ho udito molti, che ſoſtene-
vano la continuità non altro che come coſa aſſai
veriſimile; e dicevano di valerſene per non avere
alcun’ altro principio più certo; e in ciò moſtra-
vano una modeſtia grandiſſima. Vedete, riſpoſi,
non foſſer di quegli (che moltiſſimi n’ ha) i quali
cominciano con gran modeſtia, e finiſcono con
gran baldanza. Perchè conoſcendo la debo-
lezza de’ principj loro, cominciano col propor-
li umilmente: egli ſi par veriſimile: facile coſa è
da concederſi: ſembra che il buon ſenſo detti; e
tanto van dietro i pauroſi con quelle forme piene
di modeſtia e di umiliazione, proteſtando pure di
non ſaper nulla di certo, che è uno sfinimento ad
udirli; procedendo poi oltre col diſcorſo, depongo-
no tutta l’ umiltà a poco, a poco, e ſtabiliſcono final-
mente le conſeguenze loro con tanto orgoglio,
quanto appena ſi comporterebbe ad’ un geometra;