Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752
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250226DELLA FORZA DE’ CORPI ſer probabile; o il ſiſtema non è ne comodo ne
adattato
agli effetti, ed egli allora dee riſiu-
tarſi
per queſto, non perchè ſi opponga a quel
tale
principio.
E certo che, quanto a me, io non
rifiuterei
un ſiſtema, il qual mi ſpiegaſſe comodiſ-
ſimamente
tutti gli effetti, per queſto, che incor-
reſſe
talvolta in qualche diſcontinuità;
e più toſto
che
rigettare il ſiſtema per ritenere la continuità,
rigetterei
la continuità per ritenere il ſiſtema.
E
quelli
, che fanno il contrario, parmi, che abbia-
no
la continuità per più che probabile.
Io non ſo
quello
, diſſe qui il Signor D.
Serao, che tutti fan-
no
.
So bene che io ho udito molti, che ſoſtene-
vano
la continuità non altro che come coſa aſſai
veriſimile
;
e dicevano di valerſene per non avere
alcun’
altro principio più certo;
e in ciò moſtra-
vano
una modeſtia grandiſſima.
Vedete, riſpoſi,
non
foſſer di quegli (che moltiſſimi n’ ha) i quali
cominciano
con gran modeſtia, e finiſcono con
gran
baldanza.
Perchè conoſcendo la debo-
lezza
de’ principj loro, cominciano col propor-
li
umilmente:
egli ſi par veriſimile: facile coſa è
da
concederſi:
ſembra che il buon ſenſo detti; e
tanto
van dietro i pauroſi con quelle forme piene
di
modeſtia e di umiliazione, proteſtando pure di
non
ſaper nulla di certo, che è uno sfinimento ad
udirli
;
procedendo poi oltre col diſcorſo, depongo-
no
tutta l’ umiltà a poco, a poco, e ſtabiliſcono final-
mente
le conſeguenze loro con tanto orgoglio,
quanto
appena ſi comporterebbe ad’ un geometra;

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