Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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255231LIBRO II. realmente frappoſti. E ciò intendo io beniſſimo.
Ma non ſo già, perchè debba neceſſariamente dir-
ſi lo ſteſſo, qualunque volta un corpo paſſi da qual-
ſiſia forma o qualità ad un’ altra:
per eſempio dal
roſſo al verde, dalla luce all’ oſcurità, dal movi-
mento più veloce al meno;
tra le quali forme e.
qualità noi concepiamo in vero de i gradi, per paſ-
ſare dall’ una all’ altra col penſiero più comoda-
mente;
ma queſti gradi realmente non vi ſono,
ſe già la natura non ve gli fa a poſta.
Ne però,
cred’ io, ha biſogno di farli;
perciocchè ſe le leg-
gi per eſſa ſtabilite richiedſſero, che un corpo roſ-
ſo ſubitamente diventaſſe verde;
quel roſſo e quel
verde ſi connetterebbono tra loro abbaſtanza per
quella ſteſſa legge, che richiedeſſe prima l’ uno e
poi ſubitamente l’ altro, ne avrebbono biſogno
d’ altra conneſſione.
E ſimilmente ſe due corpi du-
riſſimi, incontrandoſi, ſubitamente ſi fermaſſero,
così chiedendo le leggi del moto;
et io foſſi do-
mandato della cagione, che connetteſſe inſieme.

quel movimento con quella ſubita quiete, non.

dubiterei di riſpondere, tutta la conneſſione eſſer
poſta nelle leggi del moto, che in quel caſo vor-
rebbono, che la quiete ſuccedeſſe ſubito al movi-
mento.
E tal conneſſione baſterebbe loro ſenza i
gradi frappoſti;
perciocchè la natura congiunge in-
ſieme le qualità, e le connette, com’ ella vuole, e
vuol talvolta congiungerle, traendole per tutti gl’
interpoſti gradi;
e potrebbe anche voler farlo d’
altra maniera.
Secondo voi dunque, diſſe

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