Si conferma da questa proposizione, condotta sui principii della Geome
tria elementare, piuttosto che su quelli propri alle rifrazioni; come Galileo,
nemmen negli ultimi anni della sua vita, conobbe le teorie diottriche del Ca
nocchiale, cosicchè non rimane a lui altro merito, in ordine allo strumento,
che di averlo applicato a veder distintamente gli oggetti grandi lontani, e i
piccoli sotto gli occhi. Quest'uso fatto del Microscopio, ma più specialmente
del Telescopio, è tanto noto, che il volgo stesso ne sa la storia, ma non sanno
forse, nemmeno i più informati declamatori del grand'Uomo, quel che noi
altrove accennammo, e che verrebbe ad accrescergli non poco questa parte
del merito, che cioè egli applicò il Canocchiale anche agli usi della fotome
tria. Nella Lettera sul candore lunare apparisce una tale applicazion manife
sta, ma in quegli ultimi anni della sua vita descriveva Galileo stesso al Vi
viani la composizione del Fotometro più squisito, il primo concetto del quale
può vedersi espresso in questa nota: “ Drizzando due cannoni, uno verso la
Luna quasi piena, e l'altro verso l'occidente, subito dopo il tramontar del
Sole, e ricevendo sopra due carte il lume della Luna, e quello dell'aria pros
sima al corpo solare, si potrà vedere quanto il lume dell'aria si mostri più
chiaro di quel della Luna, e, secondo che il Sole si andrà abbassando, s'in
contreranno due lumi, della Luna e del crepuscolo, egualmente chiari ”
(MSS. Gal., P. III, T. X, fol. 75).
tria elementare, piuttosto che su quelli propri alle rifrazioni; come Galileo,
nemmen negli ultimi anni della sua vita, conobbe le teorie diottriche del Ca
nocchiale, cosicchè non rimane a lui altro merito, in ordine allo strumento,
che di averlo applicato a veder distintamente gli oggetti grandi lontani, e i
piccoli sotto gli occhi. Quest'uso fatto del Microscopio, ma più specialmente
del Telescopio, è tanto noto, che il volgo stesso ne sa la storia, ma non sanno
forse, nemmeno i più informati declamatori del grand'Uomo, quel che noi
altrove accennammo, e che verrebbe ad accrescergli non poco questa parte
del merito, che cioè egli applicò il Canocchiale anche agli usi della fotome
tria. Nella Lettera sul candore lunare apparisce una tale applicazion manife
sta, ma in quegli ultimi anni della sua vita descriveva Galileo stesso al Vi
viani la composizione del Fotometro più squisito, il primo concetto del quale
può vedersi espresso in questa nota: “ Drizzando due cannoni, uno verso la
Luna quasi piena, e l'altro verso l'occidente, subito dopo il tramontar del
Sole, e ricevendo sopra due carte il lume della Luna, e quello dell'aria pros
sima al corpo solare, si potrà vedere quanto il lume dell'aria si mostri più
chiaro di quel della Luna, e, secondo che il Sole si andrà abbassando, s'in
contreranno due lumi, della Luna e del crepuscolo, egualmente chiari ”
(MSS. Gal., P. III, T. X, fol. 75).
Non sempre però le questioni, che si agitavano per la mente di Gali
leo, erano intorno alle cose discorse ne'suoi propri libri, ma talvolta entra
vano nel campo altrui, come per esempio in quello del Gilberto, il pensier
del quale, fecondo della scienza del secolo XIX, e secondo il quale le attra
zioni elettriche e le magnetiche si riducevano al medesimo principio, sem
brava una stoltezza al giudizio dello stesso Galileo. “ Dicere quod attractio
magnetis et electri sint principio simili, est idem ac dicere pinnam, dum a
vento agitur, ab eodem moveri principio ac avis, dum proprio nisu volat ”
(ivi, P. V, T. IV, fol. 15).
leo, erano intorno alle cose discorse ne'suoi propri libri, ma talvolta entra
vano nel campo altrui, come per esempio in quello del Gilberto, il pensier
del quale, fecondo della scienza del secolo XIX, e secondo il quale le attra
zioni elettriche e le magnetiche si riducevano al medesimo principio, sem
brava una stoltezza al giudizio dello stesso Galileo. “ Dicere quod attractio
magnetis et electri sint principio simili, est idem ac dicere pinnam, dum a
vento agitur, ab eodem moveri principio ac avis, dum proprio nisu volat ”
(ivi, P. V, T. IV, fol. 15).
Altre volte le proposte questioni non son risolute, cosicchè si rimangono
allo stato di una semplice descrizione sperimentale, e Galileo perciò si con
tenta di osservare il semplice fatto, senza dirne le cause, perch'egli ancora
non le comprende. Tali sarebbero per esempio quelle relative alla pressione
ammosferica, e al vacuo lasciato dietro a sè nel muoversi i corpi velocissi
mamente in mezzo all'aria, nella notizia delle quali cause era riposta la
583[Figure 583]
allo stato di una semplice descrizione sperimentale, e Galileo perciò si con
tenta di osservare il semplice fatto, senza dirne le cause, perch'egli ancora
non le comprende. Tali sarebbero per esempio quelle relative alla pressione
ammosferica, e al vacuo lasciato dietro a sè nel muoversi i corpi velocissi
mamente in mezzo all'aria, nella notizia delle quali cause era riposta la
![](https://digilib.mpiwg-berlin.mpg.de/digitallibrary/servlet/Scaler?fn=/permanent/archimedes/caver_metod_020_it_1891/figures/020.01.2594.1.jpg&dw=200&dh=200)
Figura 78.
scienza dei fatti seguenti: “ Accostando un dito o
mano alla fiamma o lume di candela o lucerna la
teralmente, e distaccandola con velocità, la fiamma
ancora con gran velocità ti vien dietro lambendo
la mano ” (ivi, fol. 28). Sia AB (fig. 78) sifone, e
dalla bocca A mettasi tanta acqua, che empia la
parte AC: poi, turando con un dito la bocca A, l'acqua AC non scorrerà
mai nell'altra parte CB, in qualsivoglia modo io tenga il sifone, finchè io non
levo il dito ” (ivi, fol. 29).
scienza dei fatti seguenti: “ Accostando un dito o
mano alla fiamma o lume di candela o lucerna la
teralmente, e distaccandola con velocità, la fiamma
ancora con gran velocità ti vien dietro lambendo
la mano ” (ivi, fol. 28). Sia AB (fig. 78) sifone, e
dalla bocca A mettasi tanta acqua, che empia la
parte AC: poi, turando con un dito la bocca A, l'acqua AC non scorrerà
mai nell'altra parte CB, in qualsivoglia modo io tenga il sifone, finchè io non
levo il dito ” (ivi, fol. 29).