Caverni, Raffaello
,
Storia del metodo sperimentale in Italia
,
1891-1900
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219
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<
s
>Si conferma da questa proposizione, condotta sui principii della Geome
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/>
tria elementare, piuttosto che su quelli propri alle rifrazioni; come Galileo,
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lb
/>
nemmen negli ultimi anni della sua vita, conobbe le teorie diottriche del Ca
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lb
/>
nocchiale, cosicchè non rimane a lui altro merito, in ordine allo strumento,
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lb
/>
che di averlo applicato a veder distintamente gli oggetti grandi lontani, e i
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lb
/>
piccoli sotto gli occhi. </
s
>
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s
>Quest'uso fatto del Microscopio, ma più specialmente
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/>
del Telescopio, è tanto noto, che il volgo stesso ne sa la storia, ma non sanno
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/>
forse, nemmeno i più informati declamatori del grand'Uomo, quel che noi
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lb
/>
altrove accennammo, e che verrebbe ad accrescergli non poco questa parte
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/>
del merito, che cioè egli applicò il Canocchiale anche agli usi della fotome
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lb
/>
tria. </
s
>
<
s
>Nella Lettera sul candore lunare apparisce una tale applicazion manife
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/>
sta, ma in quegli ultimi anni della sua vita descriveva Galileo stesso al Vi
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lb
/>
viani la composizione del Fotometro più squisito, il primo concetto del quale
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/>
può vedersi espresso in questa nota: “ Drizzando due cannoni, uno verso la
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/>
Luna quasi piena, e l'altro verso l'occidente, subito dopo il tramontar del
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/>
Sole, e ricevendo sopra due carte il lume della Luna, e quello dell'aria pros
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lb
/>
sima al corpo solare, si potrà vedere quanto il lume dell'aria si mostri più
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/>
chiaro di quel della Luna, e, secondo che il Sole si andrà abbassando, s'in
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/>
contreranno due lumi, della Luna e del crepuscolo, egualmente chiari ”
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lb
/>
(MSS. Gal., P. III, T. X, fol. </
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>
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s
>75). </
s
>
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>
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p
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s
>Non sempre però le questioni, che si agitavano per la mente di Gali
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/>
leo, erano intorno alle cose discorse ne'suoi propri libri, ma talvolta entra
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lb
/>
vano nel campo altrui, come per esempio in quello del Gilberto, il pensier
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/>
del quale, fecondo della scienza del secolo XIX, e secondo il quale le attra
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/>
zioni elettriche e le magnetiche si riducevano al medesimo principio, sem
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/>
brava una stoltezza al giudizio dello stesso Galileo. </
s
>
<
s
>“ Dicere quod attractio
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/>
magnetis et electri sint principio simili, est idem ac dicere pinnam, dum a
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/>
vento agitur, ab eodem moveri principio ac avis, dum proprio nisu volat ”
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lb
/>
(ivi, P. V, T. IV, fol. </
s
>
<
s
>15). </
s
>
</
p
>
<
p
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="
main
">
<
s
>Altre volte le proposte questioni non son risolute, cosicchè si rimangono
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/>
allo stato di una semplice descrizione sperimentale, e Galileo perciò si con
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/>
tenta di osservare il semplice fatto, senza dirne le cause, perch'egli ancora
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/>
non le comprende. </
s
>
<
s
>Tali sarebbero per esempio quelle relative alla pressione
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lb
/>
ammosferica, e al vacuo lasciato dietro a sè nel muoversi i corpi velocissi
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lb
/>
mamente in mezzo all'aria, nella notizia delle quali cause era riposta la
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lb
/>
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caption
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s
>Figura 78.
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/>
scienza dei fatti seguenti: “ Accostando un dito o
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/>
mano alla fiamma o lume di candela o lucerna la
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/>
teralmente, e distaccandola con velocità, la fiamma
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/>
ancora con gran velocità ti vien dietro lambendo
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/>
la mano ” (ivi, fol. </
s
>
<
s
>28). Sia AB (fig. </
s
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s
>78) sifone, e
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/>
dalla bocca A mettasi tanta acqua, che empia la
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/>
parte AC: poi, turando con un dito la bocca A, l'acqua AC non scorrerà
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lb
/>
mai nell'altra parte CB, in qualsivoglia modo io tenga il sifone, finchè io non
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lb
/>
levo il dito ” (ivi, fol. </
s
>
<
s
>29). </
s
>
</
p
>
</
chap
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