Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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              <s>
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              “ Esporre le origini, le vicende ed i progressi del metodo sperimentale in
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              Italia, studiato nelle suc applicazioni alle scienze fisiche, naturali e bio­
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              logiche, con particolare riguardo a tutto ciò ch'esso offre di notevole nei
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              quattro secoli fra il principio del decimoquinto e la fine del decimottavo,
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              compresa la scoperta della pila voltaica ”,
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              aggiuntavi poi l'avvertenza che
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              era
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              “ lasciato all'arbitrio dei concorrenti il trattare, con quell'estensione
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              che crederanno, la storia del metodo sperimentale applicato alle scienze
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              morali ”.
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              <s>Due furono i lavori presentati alla scadenza del concorso, fissata al 31
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              marzo 1889. </s>
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              <s>
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              Spes premii minuit vim laboris
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              è il motto sotto il quale si ripresenta
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              l'autore, che, nel primo concorso, s'era coperto della celebre divisa:
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              “ Pro­
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              vando e riprovando ”.
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              È d'uopo convenire che il lavoro rifatto presenta
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              minori mende del primo; ma purtroppo queste sono tuttavia in così gran
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              numero e talmente gravi, da togliere ad esso qualsiasi considerazione. </s>
              <s>L'au­
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              tore si è per verità sforzato di esaurire tutto intero il programma del con­
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              corso; ma il modo, col quale il lavoro è anche questa volta condotto, di­
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              mostra, in maniera troppo evidente, che all'autore di esso fanno soverchio
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              difetto estensione e profondità di coltura per potersi accingere ad un tanto
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              <s>Ed anzitutto ammetteremo che l'esemplare, il quale ne abbiamo sot­
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              t'occhio, sia l'opera di un amanuense, e che all'autore sia mancato anche
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              il tempo di rileggerlo, perchè, quando così non fosse, alcuni grossolani er­
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              rori ci avrebbero consigliato a chiudere senz'altro il volume, per non spre­
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              care il tempo, che pure abbiamo dovuto spendervi intorno per diligente­
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              mente esaminarlo. </s>
              <s>Nè questo avremmo notato se certi indizi, di grande
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              significato per un attento osservatore, non ci avessero dimostrato che, se
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              non tutti, parecchi almeno di quegli errori appariscono dovuti a quel ca­
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              pitale difetto che pur ora abbiamo avvertito. </s>
              <s>Il quale si manifesta princi­
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              mente nella scelta delle fonti, che non sono mai le prime, mentre quelle
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              di seconda o di terza mano, alle quali attinse l'autore, non sono le migliori,
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              imperocchè la massima parte delle citazioni (e potremmo quasi dire tutte)
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              si riferiscono a lavori di compilazione, il più delle volte dovuti a scrittori
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              che non passano per i più scrupolosi (quando non sieno di autori troppo
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              noti per la loro parzialità), e che, per l'epoca alla quale appartengono, non
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              poterono approffittare dei più recenti studi condotti con quelle norme, dalle
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              quali la critica, degna di tal nome, non vuole che si prescinda. </s>
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              <s>Anche la cronologia, la cui esattezza deve pur tenersi per tanta parte
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              in un lavoro destinato a porgere un quadro delle origini e dello sviluppo
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              del metodo sperimentale, lascia moltissimo a desiderare; nè mancano esempi
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              di fatti i quali vengono ripetuti, attribuendoli ad epoche fra loro diverse. </s>
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              <s>Di queste mende di varia natura, ma indistintamente assai gravi, si </s>
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