Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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263239LIBRO III. una dopo l’ altra; e la poeſia abbia preceduto di
lungo ſpazio la dialettica;
e l’ eloquenza ſia ſtata
aſſai prima della muſica;
ne ſieno certamente nate
ad un tempo e l’ aritmetica, e la geometria, e la
notomia, e la medicina, e la chimica;
ne l’ archi-
tettura abbia ſorſe aſpettato la ſcoltura, e la pittu-
ra per uſcire al mondo;
ed altre arti ſieno venute
in altri ſecoli;
pur di tutte ſi da laude ſenza diſtin-
zione alcuna agli antichi, come ſe queſti foſſero
tutti d’ un tempo, e componeſſero, per così dire,
una ſola ſamiglia.
E ciò avviene, cred’ io, perchè
eſſendoſi quelle età per tanto ſpazio da noi allon-
tanate, non ci accorgiamo della diſtanza, che han-
no tra loro, e però di moltiſſime ne facciamo una
ſola.
Ora ſe le coſe procederanno ne’ tempi avveni-
re, come ne’ paſſati ſempre ſon procedute, verrà
una volta, che confondendoſi anche l’ età noſtra
con le paſſate, entreremo noi pure in quella co-
munità, e così ſaranno lodati gli antichi dei ritro-
vamenti noſtri, come noi dei loro.
La qual coſa
non abbaſtanza intendono quelli, che traſportati
dall’ amore della novità inſegnano ai poſteri di
diſprezzare gli antichi, non badando, che tra po-
co ſaremo antichi ancor noi;
e che ſe quelli, che
dopo noi naſceranno, vorranno rivolgere tutto lo
ſtudio loro a ritrovare le coſe nuove, traſcureran-
no le noſtre.
Per queſte ed altre ragioni io direi
certamente, che ſoſſe da ſvellere e levar via del
tutto dall’ animo degli ſtudioſi la vaghezza della
novità, veggendo in quanti errori ſpeſſe

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