Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1dendo alla liberale profferta così fatte parole: “ Inventa mea geometrica
mechanica
, hoc est nugas illas, quas inveni, sed non digessi, circa centra gra­
vitatis
figurarum, Geometris, siquidem finita et in ordinem redacta habebo,
fortasse
favorem et diligentiam, quam mihi tanta liberalitate offers, non re­
cusabo
(MSS. Gal.
Disc., T. XL, fol. 76).
Si prometteva dunque dal Torricelli una cosa, che gli avrebbe dovuto
accrescere
di molto il merito e la gloria, perchè, dall'umile condizione di
respigolatore
nel capo altrui, veniva a sollevarsi all'altezza di cultore nel
campo
proprio.
Ma pur egli confessa di andar languidamente a conquistare quel
merito
e quella gloria, distratto dagli esercizi dell'arte di formare i vetri per i
Canocchiali
, che venivano a lusingarlo con lodi molto più ambite, e a ricom­
pensarlo
con premi assai più grandi, quandoquidem serenissimi Magni Ducis
effusa
et vere regia liberalitas magno auri pondere donatum me non se­
mel
voluit (Op.
geom., P. II cit., pag. 150). Ma non è già la sete dell'oro,
si
piuttosto il gusto di avere a mano un ottimo Telescopio che, come del
trattato
dei centri di gravità, lo fa non curante di quell'altro delle propor­
zioni
, in fine al proemio del quale così scriveva: “ Interea praestat circa vitra
ad
usum Telescopii potius laborare, quae ab omnibus Europae partibus expe­
tuntur
, quam circa theorematum dispositionem figurarumque accuratam de­
scriptionem
excruciari: peracta scilicet inventione, quae sola voluptati esse
potest
(MSS. Gal.
Disc., T. XXVI, fol. 59).
L'invenzione, della quale il Torricelli qui e altrove tanto si compiace,
consiste
nell'essersi, com'egli dice, incontrato nella soluzione di quell'ottico
problema
tamdiu perquisiti, cuius videlicet figurae esse debeant superficies
vitrorum
, quae ad usum Telescopii elaborantur (Op.
cit., pag. 150). Sa­
rebbe
la compiacenza stata più giusta, se avesse scoperta e dimostrata la legge
delle
rifrazioni, ciò ch'essendo rimasto a fare allo Snellio e al Cartesio, non
aveva
dunque il Torricelli propriamente risoluto un problema di scienza, ma
di
semplice arte vetraria, e per emulare un occhialaio di Napoli non si curò
di
disporre i suoi teoremi e di descrivere accuratamente le sue figure di Geo­
metria
.
Giacciono infatti que'teoremi confusamente scritti nelle carte disperse,
e
abbandonati: le figure illustrative vi son neglette, e rimane appena nel­
l
'Autore una languida memoria di quelle, ch'erano vere invenzioni, e che
gli
avrebbero meritata appresso i posteri una vera gloria: cosicchè, invitato
un
giorno a discorrerne per lettera da Michelangiolo Ricci rispondeva in fretta
di
non saperlo fare perchè aveva la testa piena di vetri (MSS. Gal. Disc.,
T
. XL, fol.
88).

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