Alberti, Leon Battista, L' architettura

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267263LIBRO SETTIMO dezza delle ſpeſe & ardendo di deſiderio della gloria, & deſiderando, per quã-
to è poteſſero di ſpandere la fama del nome loro;
non perdonarono però
(per ſino a quanto poterono) a ſpeſa alcuna, &
con ogni loro ſtudio preoccu-
parono tutto quello, che poteſſe &
l’arte, & la forza de gli ingegni & de mae-
115 ſtri.
Contendendoſi adunque & di diſegno, & di conuenientia di lauori, di eſ-
ſere uguali a’ Re.
Ottennero ſecondo me di non gli eſtere in tal’ caſo molto
inferiori.
Et però riſerbinſi nel libro, che uiene. Et prometto queſto, che ſi
fatte coſe arrecheranno quando ſaranno lette ad altrui piacere.
ma non laſcia-
mo qui indietro quel che fà a noſtro propoſito.
2210
Se e’ ſi debbon’ metter’ le statue ne Tempij, & di che coſa ſi debbon’ fare piu com-
modamente. Cap. XV II.
SOno alcuni, che nõ uorrieno, che ne Tempij ſi metteſsino ſtatue, & dico-
3315 no che il Re Nũma nõ volle che ne Tempij ſi metteſſe ſimulacro alcuno,
ſeguendo la diſciplina di Pittagora.
Et però Seneca ſi rideua di ſe, & de
ſuoi cittadini, fcherziamo diceua come i bambini con le bambole, ma quelli
che impararono da noſtri antichi adducẽdone la ragione diſcorrono in que-
ſto modo delle coſe de gli Dij.
Chi ſarà tanto ſciocco che nõ ſappia che le coſe,
4420 de gli Dij ſi hanno a cõſiderare con la mente &
nõ con gli occhi. Etè coſa ma-
nifeſta che e’ non ſi può dare alcune forme con lequali ſi poſſa in alcuna parte
ancor’ che minima, imitare, o ſormare una coſa di tanta grandezza com’ è Dio;
& ſi penſa certo che gioui grandiſsimamente a potere conſeguire, che ciaſcuno
potrà ſecondo le forze ſue intendere &
conoſcere & eſſer’ capace della natura
del primo motore, &
delle ſuperne intelligẽtie, ſe non ui ſaranno alcune ſtatue
5525 fatte manualmente.
Et coſi in queſto modo piu prontamente honoreremo il
nome della Maieſtà diuina.
Altri la intendono per il contrario. Percio che e’
dicono che certe ſorti di huomini furono connumerati infra gli Dij, con otti-
mo certo &
ſauio conſiglio, accio che gli animi de gli ignoranti piu facilmẽte
leuandoſi dalla loro mala uita, ſi riuoltaſsino a doue fuſsino le ſtatue, &
andan
6630 do ad adorarle, penſaſsino di and are ad adorare gli Dij.
Altri credettero che e’
fuſſe bene porre in luoghi ſacri &
doue haueſsino ad eſſere ueduti l’effigie di
coloro, che haueſsino meritato aſſai da gli altri huomini, o che è penſaſsino
che e’fuſsino da douere eſſere conſacrati per Dij, accioche honorati da poſteri
gli accendeſſero di zelo di gloria cercando di imitarli.
Ma egli certo importa
7735 aſſai quali ſtatue, &
maſsimo ne Tempij, in quai luoghi, come ſpeſſe, & di che
materia ui ſi ponghino.
Percioche e’non ui ſi hanno a mettere ſtatue da far’ ri-
dere, come quelle che ſi mettono ne gli horti, per ſpauentacchio de gli vccegli,
ne come quelle che ſi mettono ne portici de ſoldati, &
ſimili. Ne giudico che
ſia bene metterle in luoghi ſtretti, &
in luoghi che nõ ſieno honorati, Ma tratte
8840 remo prima di che materia ſia ben’ farle, &
dipoi dell’altre coſe. Dice Plutarco
che gli antichi faceuano le ſtatue di legno, ſi come in Delo fù la ſtatua di Apolli
ne, &
in Popolonia, vicina a Piombino vene fù vna di Vite conſecrata a Gioue,
laquale molti raccontano che ſi mantenne ſalda lungo tempo, &
come

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