Mellini, Domenico, Discorso, 1583

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              to del Mobile; & di quella coſa, ſopra della
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              quale è ſi moueſſe, poteſſe eſſere perpetuo &
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              durar ſempre, nel modo però che hor hora ſi è
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              detto; non ſarebbe per ciò vero dalla parte del
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              Motore. </s>
              <s>il quale di neceſsità biſognerebbe
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              che fuſſe tale, che' poteſſe Riflettere lo corpo
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              Mobile, & farlo ritornare in dietro: ſi come
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              per eſſempio, ſi vede in alcune Statuette, fatte
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              & formate di geſſo, & dentro piene di Ruote,
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              fabbricate & compoſte inſieme come quelle
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              degl'Horiuoli. </s>
              <s>Le quali picciole Statue, tra
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              gl'altri Mouimenti che lefanno, camminando
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              ſopra di vna Tauola, ò altro luogo piano & li­
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              ſcio vna certa lunghezza, ſi riuoltano dipoi
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              da per loro: ſi come io veddi gia in Fiorenza,
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              eſſendo fanciulletto, & dipoilo anno 1562. à
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              Trento, doue vn Tedeſco ne haueua vna bella,
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              ſtimata da lui cento ſcudi. </s>
              <s>la quale nel cammi
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              nare ſi moueua di maniera, che'pareua, che
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              dolcezza & vezzo ſaggine andaſſe ballando,
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              tre che
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              l'atteggiare del capo, ſonaua vn Liu
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              to cheteneua in braccio. </s>
              <s>Ma ne anco queſto
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              baſterebbe. </s>
              <s>Perche il Moto di queſte ſtatuet
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              te, non pure non può eſſere perpetuo, ma ne
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              anco di lunga & continouata durazione: eſſen
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              do ogni coſa concorrente à quello Materiale
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              & finita; & potendo per molto poco guaſtar
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              ſi & fermarſi gli ordigni, che lo cagionaua­
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              no: come ne gli Horiuoli ad ogni punto ſi ve
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              de auuenire. </s>
              <s>il che da altro non procede, ſe non
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              da queſto: ch'ogni volta che la Molla, ò la cor-</s>
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