Alberti, Leon Battista, L' architettura

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270266DELLA ARCHITETTVRA s’èuno di loro, Primieramente io penſo che la ſtrada ſia coſa publica, concioſia
ch’ella è ordinata per cagione di cittadini;
e per cõmodità ancora de foreſtieri:
ma perche de Viandanti ne ſono alcuni, che vanno per Terra, & alcuni che
ſi fanno portare per acqua, tratteremo di amenduoi.
Vorrei che tu ti ricor-
dasſi che altroue ti disſi, che de le ſtrade alcune ne ſono maeſtre, &
alcune
115 no, &
in oltre che altrimenti haueua a eſſere la ſtrada nella città, & altrimenti
nella campagna;
la ſtrada maeſtra nella cam pagna riceuerà gran disſimo orna-
mento da eſſa cãpagna, nella qual ella ſi trouera, ſe detta cãpagna ſarà cultiuata,
ſeminata, piena di Villagi, &
di habitazioni, & ſe ella ſara abbõdante di molte
coſe piaceuoli, ſe vi ſarà hora il Mare, horai monti hora vn’fiume, hora vn’fon
2210 te hora vn’terreno arido, &
vna rupe, hora vna pianura, hora vn’boſco, ò vna
valle;
non ſarà piccolo addornamento s’ella non ſarà alla china, o difficile al
ſalirla o ſporca, ma per dire coſi, ſe ella ſarà vaga &
piana, & ſpatioſa, & aperta
per tutto;
& che non feciono gli antichi? per ottenere queſte tal’coſe. Io non
ſtò a raccontare che e’laſtricarono ſtrade di cento miglia con pietre duriſsime,
3315 alzandoui ſotto vn’piano di grandiſsime pietre.
Laſtricarono la via Appia da
Roma ſino a Brindiſi.
Veggonſi in molti luoghi per tutte le ſtrade maeſtre
Rupe di pietra tagliata, Monti ſghembati colline forate, Valli ripiene con
incredibile ſpeſa, &
miracolo delle opere; le quali coſe certo ſon’tutte, & vtili
&
honoreuoli. Oltra di queſto arrecheranno ornamento grandiſsimo, ſe vi
4420 ſaranno coſe che a Viandanti, che per eſſe paſſeranno porghino occaſione di
diſcorſil, &
masſimo di coſe degne. Vno Amico, o Compagno che ſappia ra-
gionare di aſſai coſe (diceua Laberio) ſerue quaſi per vna lettiga in vn’viaggio;
& certamente che nel ragionare ſi ſcema aſſai del faſtidio, che l’huomo hà nel
caulacare.
Per la qual’coſa, hauendo io ſempre molto riuerita la pruden tia de
5525 noſtri maggiori, ſi in tutti gli altri loro ordini, ſi ancora gli lodo grandiſsima-
mente, per hauer trouato quel che noi diremo adeſſo (ancor’che la inten-
tion’loro haueſſe riſpetto a coſe di molto maggiore importanza) cio è il dilet-
tare i viandanti.
Diceua la legge delle dodici tauole nõ ſotterare & nõ abbru-
ciare alcuno homo nella citta.
Oltre che egl’era vna legge antica nel Senato che
6630 enon ſi poteſſe ſotrerare alcun’morto dentro alle mura della citta, ſaluo le Ver
gini veſtali, &
li Imperatori, che non erano compreſi da tal’legge. Dice Plu-
tarco, chei Valerij, &
i Fabricij per loro honore poteuano eſſere ſotterrati in
ſu la Piazza, ma i loro poſteri, hauendoli meſsi in cotal’luogo ſubito datoui con
la fiaccola il fuoco, gli portauano via, volendo dimoſtrare che poteuano cio
7735 fare, ma per modeſtia non voleuano.
Per il che accomodauano il lor’ſepolcri
alla campagna in luoghi accomodati, lungo la ſtrada, &
faceuano per quanto
portauano le ricchezze loro, &
l’arte delli Architettori, che efuſsino quanto
piu poteuano pieni, &
colmi d’ornamenti; erano per queſto murati con di-
ſegno grandisſimo, ne vi mancaua gran’copia di colonne, riſplendeuonui le
8840 corteccie delle facciate rendeuonui dilicatezza, le ſtatue, &
le ſculture, & le ta-
uole dipinte, vedeuanuiſi le teſte fatte di bronzo, &
marmo con artifizio eccel-
entisſimo;
cõ la quale vſanza quãto quelli huomini prudentiſsimi certo giouaſ
ero, &
alla Repub. & a buoni coſtumi, ſaria coſa lunga a raccontarla. Dirò

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