272248DELLA FORZA DE’ CORPI
a vedere, con eſſa e con altri Signori lietamente
cenammo. Finito il mangiare, e non eſſendo an-
cora levate le tavole, attendendo ognuno quello,
che la Signora Principeſſa comandaſſe; ella a me
rivolta grazioſamente diſſe: ſe io vi pregaſſi di vo-
ler proſeguire il ragionamento fatto oggi ſopra la
forza viva, dicendone quello, che vi rimanea;
ſo, che farei coſa grata a queſti Signori, che vo-
lentieri vi aſcoltano; ma voi direſte, che ſiete ora-
mai ſtanco, et avreſte ragione. Signora, riſpoſi
io, non direi già queſto; che così poca coſa non mi
ſtanca; direi bene, che io non ſo quello, che mi
rimanga da dover dire, avendone già detto oggi
tutto quello, che io ſapeva e mi ricordava. Vor-
rei poter ricordarmene più per poter più dirne, e
far così coſa grata (ſe pur grato è l’ aſcoltarmi)
non tanto a queſti Signori, quanto a voi. Allo-
ra il Signor D. Nicola, che mi ſedeva appreſſo,
rimanea, diſſe, da diſputare ſopra quella dimo-
ſtrazione ultima, che il Padre Riccati ha propo-
ſta nel libro ſuo per far vedere, che la forza viva
de corpi debba eſtimarſi ſecondo il quadrato della
velocità; la qual dimoſtrazione ſe io aveſſi a me-
moria (giacchè troppo lungo ſarebbe il ricercarla
e leggerla nel libro ſteſſo) non vi farei buona la
voſtra ſcuſa; ne buona pure, cred’ io, ve la fa-
rebbe la Signora Principeſſa; perchè io vi eſpor-
rei, quanto poteſſi, brevemente la dimoſtrazione;
et ella vi obbligherebbe di dirne il parer voſtro.
Ma quello, che non poſſo io, il potrà forſe
cenammo. Finito il mangiare, e non eſſendo an-
cora levate le tavole, attendendo ognuno quello,
che la Signora Principeſſa comandaſſe; ella a me
rivolta grazioſamente diſſe: ſe io vi pregaſſi di vo-
ler proſeguire il ragionamento fatto oggi ſopra la
forza viva, dicendone quello, che vi rimanea;
ſo, che farei coſa grata a queſti Signori, che vo-
lentieri vi aſcoltano; ma voi direſte, che ſiete ora-
mai ſtanco, et avreſte ragione. Signora, riſpoſi
io, non direi già queſto; che così poca coſa non mi
ſtanca; direi bene, che io non ſo quello, che mi
rimanga da dover dire, avendone già detto oggi
tutto quello, che io ſapeva e mi ricordava. Vor-
rei poter ricordarmene più per poter più dirne, e
far così coſa grata (ſe pur grato è l’ aſcoltarmi)
non tanto a queſti Signori, quanto a voi. Allo-
ra il Signor D. Nicola, che mi ſedeva appreſſo,
rimanea, diſſe, da diſputare ſopra quella dimo-
ſtrazione ultima, che il Padre Riccati ha propo-
ſta nel libro ſuo per far vedere, che la forza viva
de corpi debba eſtimarſi ſecondo il quadrato della
velocità; la qual dimoſtrazione ſe io aveſſi a me-
moria (giacchè troppo lungo ſarebbe il ricercarla
e leggerla nel libro ſteſſo) non vi farei buona la
voſtra ſcuſa; ne buona pure, cred’ io, ve la fa-
rebbe la Signora Principeſſa; perchè io vi eſpor-
rei, quanto poteſſi, brevemente la dimoſtrazione;
et ella vi obbligherebbe di dirne il parer voſtro.
Ma quello, che non poſſo io, il potrà forſe