Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

Table of figures

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[Figure 701]
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[Figure 728]
[Figure 729]
[Figure 730]
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1drata FG. Componendo, ML ad LO est ut sex quadrata BE, cum tribus qua­
dratis
FG, ad duo quadrata FG.
Duplicando antecedentia, FL ad LO ut
12
quadrata BE+6 quadratis FG, ad 2FG.
Per conversionem rationis, LF
ad
FO ut 12 quadrata BE+6 quadratis FG, ed 12BE+4FG.
Dupli­
cando
antecedentia, EF ad FO ut 24 quadrata BE+12FG, ad 12BE+4FG.
Dividendo
, EO ad OF ut 12BE+8FG ad 12BE+4FG.
Sed quia rectangulum AGD, per lemma II ad propos. XL, aequale
est
quadrato BE, erit quadratum FG differentia inter quadratum AF, BE.

Ergo
fieri poterit talis reductio: EO ad OF est ut 4BE, cum 8FA, ad 8BE
729[Figure 729]
Figura 224.
cum
4FA: vel, ut quadratum BC, cum 2AD, ad
quadratum
AD, cum 2BC, que e.
d. (ibid., fol. 50).
Concepiscasi il cono EDF il quale, nella XXXVII, è stato provato
eguale
alla scodella esterna, fatta dalla tangente.
Si è anco dimostrato, nella
proposizione
seconda premessa alla XLVI come lemma, che, se dal segmento
conico
leveremo li due coni ABC, EDF, il rimanente è medio proporzionale
fra
essi coni.
Dunque, levando il cono ABC o scodella esterna, il rimanente
sarà
medio proporzionale fra esso cono e la scodella (ivi, fol.
112). Ciò,
chiamato
I il detto solido medio proporzionale, potrà scriversi sotto la forma
ABC
:I=I:EDF.
Ma ABC:EDF=AD2:EB2, dunque EDF=EB2.ABC/AD2,
e
perciò I2=ABC.EDF=ABC2.EB2/AD2, ossia I2:ABC2=EB2:AD2, ed
estratta
la radice e trasponendo, ABC:I=AD:EB.
Il centro di gravità del cono ABC è in N, punto noto; del solido inter­
medio
I, ossia del bilineo AGB equivalente a una sferoide, è in M nel mezzo
dell
'asse.
Se dunque si supponga in O il centro del tutto, sarà questo indi­
cato
dalla relazione ABC:I, ossia (a) AD:EB=MO:ON. Moltiplicando
l
'una e l'altra ragione di questa per 3/2, e componendo, avremo (b) 3AD+
2EB
:2EB=3MO+2NO:2NO.
Moltiplicando per 2 i conseguenti di (a),
AD
:2B=MO:2NO, la quale, per composizione, darà AD+2EB:2EB=
MO
+2NO:2NO; ond'è che si trasformerà la (b) in 3AD+2EB:AD+
2EB
=3MO+2NO:MO+2NO.
Ma 3MO+2NO=3(BO—BM)+
2
(BN—BO)=3BO—3BM+2BN—2BO=BO—3BM+2BN=
BO
, e dall'altra parte MO+2NO=MD—OD+2(OD—ND)=OD+
MD—2ND
=OD; dunque 3AD+2EB:2EB+AD=BO:DO, ed è
ciò
che appunto intende di dimostrare il Torricelli in questa sua

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