Caverni, Raffaello
,
Storia del metodo sperimentale in Italia
,
1891-1900
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in cui le indicazioni del centro, dell'asse, del diametro e di tutto il resto cor
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/>
rispondono con quelle della figura 225; DG=BG+GD. Ma, nel caso della
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/>
sferoide o della sfera, DG non è uguale alla somma delle due dette por
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lb
/>
zioni del diametro, ma com'è evidente, alla loro differenza; e perciò la for
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lb
/>
mula, applicabile ai tre casi contemplati dal Torricelli, si dovrebbe scrivere
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lb
/>
BO:OE=4BG±3BD:2BG±BD, nella quale il segno di sopra vale
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per l'iperbola, o per il conoidale iperbolico, e quel di sotto per la sferoide e
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per la sfera. </
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IX.
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>I solidi conoidei, intorno ai quali aveva il Valerio fatte prove ammi
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rande ai matematici de'suoi tempi, venivano, per lo studio del Torricelli,
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/>
compresi così in una formula universale, che se ne poteva calcolare il centro
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/>
di gravità, fossero que'corpi descritti da qualunque sezione conica, o si ri
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/>
manessero interi o ridotti nei loro frusti. </
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>La Baricentrica perciò era, per via
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di queste torricelliane proposizioni, fatta notabilmente progredire sopra quella
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degli antichi, e s'avviava a vestir lo splendore e l'agilità di quell'abito nuovo,
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/>
che le avrebbero presto assettato in dosso l'analisi cartesiana e il calcolo
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/>
differenziale. </
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s
>Nè per solo il metodo è il Nostro benemerito della scienza, ma
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lb
/>
per la varietà de'soggetti discorsi, e delle fogge dei solidi immaginati, fra'quali
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/>
si sono in questo trattato veduti apparire i bicchieri e i calici, dentro i quali
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/>
viene a infondere Minerva agl'ingegni sitibondi, con larga mano, l'ambrosia. </
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>Rimangon però ancora, a condurre il presente trattato alla sua perfe
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lb
/>
zione, altre fogge di solidi, e altre figure di superficie, non più immaginate
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lb
/>
o conosciute agli antichi, intorno ai centri di gravità delle quati s'esercitò
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/>
con gloriosa riuscita il Torricelli. </
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>Son tra que'solidi principalmente da anno
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/>
verare i così detti
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cavalieriani,
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e fra quelle superficiali figure le cicloidali,
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che ci vogliono brevemente trattenere in discorso, in quest'ultima parte del
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presente capitolo. </
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>In una lettera a Michelangiolo Ricci, della quale è rimasto solo l'estratto,
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>Figura 227.
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/>
senza alcuna data precisa, scriveva così il Torricelli circa
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/>
l'anno 1644: “ Il padre fra Bonaventura mi scrisse la set
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lb
/>
timana passata, e aggiungerò qui un capitolo della sua let
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lb
/>
tera:
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Con tale occasione dissi al p. </
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s
>Mersenno che io ero in
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/>
torno a speculare sopra un quesito, non ancora digerito,
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/>
quale bisognò dirgli, facendomene instanza, per conferirlo
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lb
/>
al signor Robervallio. </
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>Io dissi che non era quesito da un
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/>
par suo: tuttavia volle che io glielo dicessi, ed è tale: Sia
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/>
sopra la parabola ACB
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(fig. </
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>
<
s
>227),
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come base, il corpo co
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/>
lonnare o cilindrico, come lo chiamo nella mia Geometria,
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lb
/>
ADEBCF, sicchè DFE sia l'opposta base, ed anche essa parabola simile,
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