Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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              <s>
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              trattato dalla proposizlone VI, ma dimostrar la regola universalissima, da va­
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              lere per qualunque potenza, non era riserbato che alla potenza matematica
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              del Torricelli. </s>
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              <s>Così dunque preparatesi le vie, potè esso Torricelli riuscire a risolvere
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              anche il secondo problema, propostogli dal Cavalieri con questa, che nel ma­
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              noscritto è così intitolata:
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              Demonstratio centri gravitatis cuiusdam solidi,
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              a parabola geniti, cuius dimidium tantum depinximus.
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              <s>“ PROPOSIZIONE LV. —
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              Esto parabola quaelibet ABC
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              (fig. </s>
              <s>232),
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              cuius
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              vertex A, diameter AD, basis vero DC (nos hic, facilitatis gratia et bre­
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              vitatis causa, parabolam ipsam quadraticam supponemus) et super hac
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              concipiatur cylindricum parabolicum, cuius oppositae bases sint ABCD,
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              <s>Figura 232.
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              EFG: intelligaturque
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              sectum huiusmodi soli­
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              dum plano ADFH, per
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              diametrum AD, et
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              <s>Quae­
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              ritur centrum gravita­
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              tis alterius partis, puta
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              superioris ABCDF. ”
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              <s>“ Circumscribatur
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              <s>
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              Secetur solidum alio
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              plano HO, ubicumque
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              sit, dummodo plano DE
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              aequidistet, nasceturque
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              parallelogrammum BHLM in frusto solidi parabolici, et parallelogrammum
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              BMON in quodam solido, cuius basis est CIHF, apex vero A. </s>
              <s>Huiusmodi so­
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              Pyramidale,
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              licet quatuor tantum ipsius superficies planae
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              sint, reliqua vero curva ” (MSS. Gal. </s>
              <s>Disc., T. XXXI, fol. </s>
              <s>293). </s>
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              <s>
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              His suppositis,
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              soggiunge il Torricelli, procederemo alla nostra dimo­
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              strazione: della quale però chi ha letto il principio non intende quanto po­
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              tesse riuscire utile complicarla anche di più con quella circoscrizione. </s>
              <s>Eppure
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              sta tutta qui la macchina, disposta co'suoi organi in modo, che può, dalla
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              VIII del primo degli Equiponderanti, ricevere l'impulso e la regola del moto. </s>
              <s>
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              In quella archimedea proposizione infatti, dato il contro di gravità di qua­
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              lunque grandezza, e di una parte, in cui sia stata divisa; s'insegna a ritro­
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              vare il centro dell'altra. </s>
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              <s>Anche nel presente caso, per via della circoscrizione, il prisma triango­
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              lare, che nasce dalla bisezione fatta dal piano DH nel parallelepipedo, si
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              compone di due solidi: del frusto parabolico e del piramidale, i quali chia-</s>
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