Vitruvius Pollio, I dieci libri dell?architettura, 1567

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Riſuona la uoce percuotendo, & ritoruando a dietro quaſi di rinuerbero, & come iraggi del
Sole rifleſſi, coſi la uoce ripercoſſa riſuona, cioè di nuouo ſuona, & raddoppia la ſua ſimiglianza,
& fa Echo.
La cui eſpreßione per piacer noſtro facemmo, come qui ſotto. & ne i librinoſtri dell'a­
nima in uerſi latini ne adducemmo la ragione, parlando del mouimento della uoce, & del ſen­
ſo dell' udita.
Echo figlia de i boſchi, & delle ualli,
Ignudo ſpirto, & uoce errante eſciolta,
Ererno eſſempio d'amoroſi falli
Che tanto altrui ridice, quanto aſcolta,
S'amor ti torne ne ſuoi allegri balli
Et che ti rendi la tua forrna tolta,
Fuor d'este ualli abandonate e ſole,
Sciogli i miei dubbi in ſemplici parole.
Echo che coſa è'l fin d'amore? Amore.
Chi fa ſua ſtrada men ſicura?
Cura.
Viue ella ſempre, o pur ſen more? More.
Debbio fuggir la ſorte dura?
Dura.
Chi darà fin al gran dolore? L'hore.
Com'ho da uincer chi è pergiura?
Giura.
Dunque l'inganno ad amor piace? Piace.
Che fin è eſſo guerra o pace?
Pace.
Conſonanti ſono que luoghi ne i quali dal piano la uoce aiutata con augumento cre­
ſcendo entra nelle orecchie con chiara determinatione delle parole.
I luoghi conſonanti ſono affatto contrarij a i diſſonanti, perche in quelle la uoce uiene dal cen­
tro alla circonferenza aiutata, & unita, & creſce egualmente.
in queſti la uoce dalla circonfe­
renza al centro è ribattuta, & rotta.
Questa differenza de i luoghi è molto bella, & ben di­
chiarita da Vitr. però dice.
Et coſi ſe nella elettione de i luoghi ſi auuertirà con diligenza, ſenza dubbio lo effetto
della uoce ne i Theatri ſarà con prudenza all'utilità moderato, & temperato.
Ma la de­
ſcrittione, & i diſegni tra ſe con queſte differenze ſaranno notati, che quelli diſegni, che
ſi fanno de i quadrati ſiano de Greci, & quelli de i trianguli equilateri habbiano l'uſo de'
latini.
& coſi chi uorrà uſare queſte preſcrittioni, condurrà beniſsimo i Theatri. Plinio di­
ce, che l'arena ſparſa nell' Orcheſtra diuora la uoce.
'De i portichi drieto la Scena, & delle ambulatio­
ni.
Cap. IX.
Deonſi fare i portichi drieto la ſcena a queſto fine, accioche quando le pioggie
repentine ſturberanno i giuochi, il popolo habbia doue egli ſi ricoueri dal
Theatro, & accioche que luoghi, ne i quali ſi danno gli inſtrumenti per lo
choro, & lo apparato del choro habbia campo ſpaciolo.
come ſono i porti­
chi Pompeiani, & in A thene i portichi Eumenici, & il Tempio del padre Bacco, & l'Odeo
a quelli, che eſceno dalla parte ſiniſtra del Theatro, ilquale Pericle diſpoſe in A thene con
colonne di pietra, & con gli alberi, & con le antenne delle naui delle ſpoglie de' Perſiani ri
coperſe.
& lo iſteſſo anche bruſciato alla guerra Mithridatica il Re Ariobarzane rifece. &
come a Smirne lo Stratageo.
Choragia ſignifica due coſe, & quelli, che danno lo inſtrumento, & l'apparato per li giuo­
chi, & il luogo di doue ſi caua lo inſtrumento.
Odeum era quaſi uno picciolo Theatro, doue s'u­
diuano le proue, & le concorrenze de i Muſici.
Io ſtimo, che iui s'aſſettaſſero i Muſici, come nel
Choragio ſi aſſettauano gli hiſtrioni, che di quel luogo poi entrauano nella ſcena.
Stratageo
chiamerei lo armamento.
Fin qui Vitr. ha diſſegnato il Theatro, & dimoſtrato ſecondo l'uſo
de Greci, & de Latini, che differenza ſia nelle loro de ſignationi.
Hora parla di quelli portichi,
che erano dietro la ſcena, & de i luoghi da paſſeggiare, perche coſi era ordinato da i buoni Ar­
chitetti, che a Tempij, & alle caſe de i grandi, & alle fabriche publiche ſi deſſero i portichi: & que
ſto, come dice Vitru. & per neceßità, & per diletto, & per ornamento ſi faceua.
Et a Tralli il portico, come d'una ſcena; ſopra lo ſtadio dall'una parte, & l'altra. Et

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