Caverni, Raffaello
,
Storia del metodo sperimentale in Italia
,
1891-1900
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377
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>“ Io considero qui primieramente che tutta la corda BG averà la me
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desima tensione in ogni sua parte, cioè tanto sarà tirata nel principio B,
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<
s
>Figura 236.
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/>
quanto nel mezzo D, e quanto verso
<
lb
/>
il fine C. </
s
>
<
s
>Questo è assai chiaro,
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lb
/>
astraendo però da qualche varietà,
<
lb
/>
che potesse fare il proprio peso
<
lb
/>
della corda, ed anco astraendo dalla
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lb
/>
differenza, che potesse nascere dal
<
lb
/>
toccamento della corda sopra il piano a lei sottoposto, che però la consi
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lb
/>
dereremo in aria, e senza la gravità propria. </
s
>
<
s
>Non di meno si può con questo
<
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/>
discorso dimostrar così: ” </
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<
s
>“ L'uomo traente conferisce al punto B tanta forza, quanta ne ha esso
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lb
/>
uomo: il punto B tira poi con tanta forza il punto E suo congiunto, quanta
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lb
/>
ne ha esso B, cioè quanta è la forza dell'uomo, e il punto E tira il punto
<
lb
/>
F suo congiunto con quanta ne ha esso E, cioè quanta è la forza del
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lb
/>
l'uomo, e così si può andar discorrendo di tutti i punti, cioè di tutta
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lb
/>
la corda BG, e concluderemo che l'ultimo punto G, e perciò il gran sasso
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lb
/>
A, vien tirato con altrettanta forza per appunto con quanta vien tirato il
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lb
/>
punto B, cioè con la forza dell'uomo traente, non accresciuta nè diminuita. </
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>
<
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>” </
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>
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<
s
>“ Stabiliremo dunque questo principio: che qualunque volta avremo una
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lb
/>
lunghezza, cioè una estensione di punti continuati, e che il primo di essi
<
lb
/>
punti venga tirato e spinto con una tal forza, anco tutti gli altri successi
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lb
/>
vanıente saranno tirati e spinti con la medesima forza, senz'accrescerla o
<
lb
/>
diminuirla, ma trasmettendola sino al fine. </
s
>
<
s
>” </
s
>
</
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>
<
p
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<
s
>“ Consideriamo poi che, se fosse possibile tagliar la corda BG in due
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lb
/>
parti, senza guastargli quella tensione, che ella aveva avanti fosse tagliata,
<
lb
/>
e se si potesse attaccare la parte tagliata BE in F, e fosse vero che l'una
<
lb
/>
e l'altra corda, tanto BE, quanto EF, ritenesse la medesima tensione di prima;
<
lb
/>
sarebbe vero che il punto F verrebbe tirato, non più da una, ma da due
<
lb
/>
forze uguali a quella dell'uomo traente. </
s
>
<
s
>Nello stesso modo, chi facesse, non
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lb
/>
due parti della corda, ma dieci o cento, e le attaccasse tutte nel punto F, e
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lb
/>
ciascuna parte ritenesse la medesima tensione, che aveva la corda avanti
<
lb
/>
fosse divisa in parti; certo è che il punto F sarebbe tirato con forza dieci,
<
lb
/>
e cento volte maggiore di quella, dalla quale era tirato in principio. </
s
>
<
s
>Gli altri
<
lb
/>
punti poi susseguenti tutti sarebbero tirati dalle medesime forze, che vien
<
lb
/>
tirato il punto F, e così per conseguenza il sasso ancora ” (MSS. Gal. </
s
>
<
s
>Disc.,
<
lb
/>
T. XXXVII, fol. </
s
>
<
s
>123). </
s
>
</
p
>
<
p
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="
main
">
<
s
>A questa, che intende ad esplicare la recondita natura della forza, fa
<
lb
/>
remo succedere un'altra proposizion generale, da premettersi alle dimostra
<
lb
/>
zioni dei moti accelerati, conducendola dal principio degl'indivisibili. </
s
>
<
s
>La detta
<
lb
/>
proposizione è scritta
<
emph
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italics
"/>
pro confirmanda prima Galilei,
<
emph.end
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="
italics
"/>
e per mostrare a co
<
lb
/>
loro, i quali non si fidavano del metodo del Cavalieri, come anche i punti,
<
lb
/>
benchè indivisibili, hanno ragioni fra loro infinite, come tutte le altre ter
<
lb
/>
minate grandezze. </
s
>
<
s
>“ Quod puncta, et reliqua indivisibilia, così preavverte </
s
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chap
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archimedes
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